Tenerife in emergenza abitativa, ma il Cabildo si muove per attirare ulteriori nomadi digitali…

L’isola di Tenerife, ma più in generale tutto l’Arcipelago, sta attraversando una situazione di emergenza abitativa senza precedenti. Le case disponibili nel mercato degli affitti di lungo periodo sono pochissime, e questo ha spinto il prezzo degli affitti a livelli mai visti, sempre più insostenibili per i lavoratori e per le famiglie. Di fronte ai prezzi insostenibili, il numero di persone che vivono in camper, roulotte e persino tende da campeggio è aumentato esponenzialmente, e insediamenti di questo tipo si iniziano a vedere in numerosi angoli di Tenerife.

Questa situazione è il risultato di diversi fattori. In primo luogo, c’è stato un costante aumento demografico negli ultimi anni, mentre un numero crescente di proprietà è stato sottratto al mercato dell’affitto residenziale per essere convertito in affitti turistici, spesso in modo irregolare, rendendo ancor più critica la situazione.

Questa situazione ha portato il valore degli immobili e quello degli affitti a raddoppiare, ed in alcuni casi a triplicare, nel giro di poco più di un decennio, facendo fare affari d’oro ai grandi investitori, ma mettendo in seria difficoltà centinaia di migliaia di famiglie. Nonostante questa situazione sia ben nota e davanti agli occhi di tutti, nonostante il grido d’allarme degli strati più vulnerabili della società, la politica è rimasta a guardare, consentendo, se non avallando di fatto, il progressivo aggravamento della situazione senza assumere nessuna iniziativa.

Il cabildo vuole attirare altri nomadi digitali

Al contrario, le istituzioni continuano a portare avanti politiche che complicheranno ancora di più le cose. Ha suscitato aspre polemiche infatti la decisione del Cabildo di Tenerife di continuare a promuovere l’isola come destinazione adatta ai “nomadi digitali” ed in generale a tutte le figure professionali che lavorano da remoto, nonostante il Governo regionale abbia dichiarato l’emergenza abitativa.

Attrarre nomadi digitali aveva certamente senso durante il periodo della pandemia, quando questi potevano essere alloggiati in strutture alberghiere vuote a causa della mancanza di turisti. Tuttavia, è ancora sensato farlo oggi, in un contesto di emergenza abitativa? E soprattutto, quali effetti produce attrarre decine di migliaia di nomadi digitali? Qualcuno sicuramente ne beneficerà economicamente, ma per la parte più vulnerabile della popolazione gli svantaggi potrebbero superare di gran lunga i vantaggi.

La mossa del Cabildo ha suscitato critiche e polemiche, ma tutto sembra essersi risolto in una bolla di sapone, non è cambiato niente. E anzi, hanno risposto che i nomadi digitali non aggravano la crisi abitativa, una dichiarazione che suscita senza dubbio molte perplessità.

Il cabildo sostiene che non ci siano problemi

Secondo il consigliere per il turismo del Cabildo di Tenerife, Lope Afonso, i nomadi digitali non avrebbero un impatto significativo sull’uso delle abitazioni e rappresenterebbero un tipo di turismo remunerativo e non invasivo. Ma è davvero così? Veramente la presenza di decine di migliaia di lavoratori digitali non ha impatto sulla scarsità di alloggi? Qualcuno crede veramente che queste persone alloggino in strutture alberghiere?

In hotel ci soggiornano coloro che visitano Tenerife per poche settimane, poiché fermarsi dei mesi in Hotel diventa insostenibile anche per la grande maggioranza dei lavoratori digitali provenienti dal nord Europa. Mediante siti internet a loro dedicati, ma anche tramite gruppi presenti sui social network che radunano migliaia – in alcuni casi decine di migliaia – di lavoratori digitali, questi cercano case da affittare in condivisione, e in questo modo contribuiscono inevitabilmente a portare i prezzi degli affitti sempre più alle stelle.

Case in condivisione e prezzi alle stelle

Tre giovani nomadi digitali non hanno problemi a condividere una casa con tre camere da letto pagando 600 euro ciascuno, pari a 1.800€ al mese. Ma questa cifra è certamente inaccessibile per una famiglia. Per verificare la veridicità di queste affermazioni, basta dare una rapida occhiata agli annunci per la condivisione di case che si trovano nei forum e nei gruppi social che emergono cercando parole quali “digital workers“, “smart worker” e “digital nomads” ed a fianco la località: Tenerife o Canary Island. Per questo genere di gruppi l’inglese è la lingua che va per la maggiore, ma ce ne sono anche in altre lingue.

Continuare a spendere denaro pubblico per attirare nomadi digitali senza affrontare seriamente la crisi abitativa sembra alquanto irrazionale, ma soprattutto questo va a beneficio di pochi, in barba alle famiglie più vulnerabili.

 

Diario di Tenerife