Tutto tace all’Eglise du Gesù

Ci son passata vicino anche qualche giorno fa. La porta sbarrata, i murales sulla facciata  sempre più presenti, i passanti che ci camminano davanti nella più totale indifferenza.

Niente mega-party di Halloween o New Year’s Eve…eppure la location era stata indimenticabile, a suo tempo. In effetti, se dall’altra parte rispetto a  Gare du Nord c’è un quartiere che si vorrebbe chiamare Manhattan, da questo lato, appena sopra Botanique, un punto di riferimento per i nottambuli della Capitale, in quello che è un luogo di culto ormai sconsacrato –quasi a richiamo del Limelight di Londra– ci stava a pennello.

(credits: web)
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Certo, l’Eglise du Gesù, ora (già!) all’abbandono, non era nata per questo; né è così antica come si potrebbe pensare o come le chiese cui siamo “abituati” in Italia.

Tutto comincia  nel 1856, quando un gruppo di Gesuiti si stabilisce lungo la Rue Royale, nella casa in stile neoclassico che prima apparteneva all’architetto J.-B. Vifquain; una comunità religiosa senza la chiesa non avrebbe ragion d’essere, per cui tra il 1860 ed il 1865, grazie al progetto dell’architetto Louis Pavot, eccotela costruita –in stile neogotico- nella parte posteriore, ed immediatamente ribattezzata come la prima chiesa gesuita a Roma. Nel 1937 è invece la casa a non servire più, e a lasciare spazio all’ampliamento dell’Eglise du Gesù, seguito dall’architetto Antoine Courtens, che progetta quindi anche una facciata Art-Déco in linea con le tendenze dell’epoca, e la fa decorare con una scultura di Alfred Courtens.

EGLISE GESU_esterno_dis façade sud

EGLISE GESU_esterno_storico

Si arriva così ai giorni nostri, e alla progressiva diminuzione della frequentazione: la Jesus Church viene sconsacrata nel 2005.  

La saga vera e propria risale però all’anno prima, poiché è già nel 2004 che il gruppo SA Royale, una joint-venture tra la svizzera Rosebud Heritage e la Building & Engineering ormai in liquidazione (che, peraltro, aveva già stipulato accordi con i Gesuiti ancora proprietari dei locali…vent’anni prima), firma l’opzione per l’acquisto dell’intero complesso.

L’iter si fa tortuoso, ed è il 10 febbraio 2006 che vengono richieste le prime autorizzazioni urbanistiche, sulla base di un progetto che prevedeva la trasformazione dell’ex chiostro con l’inserimento di un Hotel da 150 camere (“Hôtel Royal Botanique”), e –tanto per dare il contentino agli abitanti del quartiere-  67 nuovi appartamenti destinati alla classe media.

Il Comune di Saint-Josse, però, si sveglia dal torpore, e sega le gambe ai promotori, dichiarando di non avere alcuna intenzione di costruire nuove residenze nel suo territorio (già di per sé il più popoloso tra le 19 Communes della Région Bruxelles-Capitale): vengono così richiesti due cambiamenti essenziali, che però compromettono e distorcono il progetto iniziale. La Rosebud Heritage accusa il colpo, e lascia decadere il tutto…sino al dicembre 2008, quando viene presentata una nuova richiesta di Permis d’Urbanisme: spariti i famigerati appartamenti, resta l’hotel cinque stelle da 150 camere vista Jardin Botanique, con 177 posti auto in un nuovo livello sotterraneo. Il progetto è degli architetti DDS & Partners, e prevede, tra l’altro, la demolizione dell’ex Seminario (su Rue Traversière), del quale resterebbe solo la facciata.

Nel mese di gennaio il progetto viene approvato, con alcune condizioni di tutela ( tra le quali quella che vieta qualsiasi sventramento o modifica alla parte del coro); stavolta sembrerebbe che il tutto possa filare liscio, e si prevede un inizio lavori per la fine del 2009, ma sono Arau ed Inter Environnement Bruxelles che presentano ricorso al Consiglio di Stato: dietro-front, le residenze s’hanno da fare!…Nel giugno 2010, il Consiglio di Stato annulla il Permis.

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Gli Svizzeri probabilmente ormai hanno i fumi ( “C’est du Belge, ‘tain”), e per fortuna che –con una manovra finanziaria dal cinismo nemmeno troppo implicito- già dal maggio 2009  avevano provveduto, con il rappresentante Pierre Buyssens,  ad “affittare” i locali come residenza temporanea e centro culturale ai 133 occupanti di 18 provenienze diverse …dando alla luce quello che in Belgio era uno dei primi squat legali, convalidato con una convenzione apposita nel gennaio 2010. L’accordo era che gli occupanti avrebbero avuto diritto ad usufruire dei luoghi sino all’inizio dei lavori.

Per diversi anni il convento abbandonato del Gesù viene quindi occupato da attivisti ed artisti (che non mancano di lasciare il segno del loro passaggio sui muri),e da altri poveri ai margini della società, tra i quali molte famiglie, supportati dalla stessa Asbl che ne aveva difeso i diritti in sede di negoziazione.

EGLISE GESU_esterno_facciata laterale

Di là ci passa anche il fotografo Reuters Yves Herman, che ne offre uno spaccato di vita quotidiana, mostrando la routine di gente che probabilmente avrà poco o nulla in comune con coloro che popoleranno la reincarnazione successiva del complesso.

credits: web (Reuters)
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credits: Reuters
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Il senso iniziale di comunità scompare, però, mano a mano che nuovi squatters, perfetti estranei alla convenzione iniziale, entrano e si installano nel complesso senza autorizzazione alcuna; la situazione peggiora sempre di più, con alcuni occupanti che iniziano a vendersi per due spiccioli qualsiasi componente dell’edificio che possa rappresentare una fonte immediata di guadagno…si parli dell’ascensore, dei terminali del riscaldamento, di una ringhiera o che altro.

Già nel 2012  alcune ispezioni da parte del Comune e dei servizi sociali evidenziano come la situazione del complesso sia ormai fortemente degenerata, e partono i botta-e-risposta a suon di verbali dove le parole più ricorrenti sono “insalubrità” ed “insicurezza” .

Giusto giusto per Halloween 2013, però, il Comune di Saint-Josse dice basta, avvisa all’ultimo secondo il proprietario…e il 4 novembre fa notizia lo sgombero dei luoghi, operato dalla polizia con metodi poco ortodossi.

E gli Sfizzeri, in tutto questo?

Con una bolletta dell’acqua da 70000€ e più (come previsto nell’accordo stipulato, le bollette restavano a carico della proprietà…e chissenefrega se c’erano perdite e nessuno degli occupanti le segnalava) e 140000€ di lavori di messa in sicurezza resisi necessari già all’epoca della stipula della convenzione sullo stomaco, la SA Royale certo non getta l’osso ora.

Soprattutto dopo essere stati accusati di pesante speculazione edilizia dal rappresentante locale dei Verdi: « Gli investitori non hanno mai avuto alcuna intenzione di fare qualcosadenunciava Frédéric Roekens, assessore dei Groen a  Saint-Josse –  Volevano solo rendere il bene più attraente ed accattivante co un Permis d’Urbanisme. Così ora se lo possono rivendere con un generoso ricarico»

Pierre Buyssens aveva allora ribattuto, senza troppa convinzione « Beh, io compro delle proprietà immobiliari, le valorizzo con l’aiuto di un Permis d’Urbanisme e di  progetti che funzionano, e le rivendo. È il mio lavoro. Per cui, sì…faccio della speculazione. E allora ? »

Il progetto per la riqualificazione (credits: web)
Il progetto per la riqualificazione (credits: web)

Il progetto per la riqualificazione (credits: web)
Il progetto per la riqualificazione (credits: web)

Fatto sta che hanno messo a molti la pulce nell’orecchio. E che, obiettivamente, la Commissione di Concertazione ha convalidato definitivamente il Permis –richiesto alla fine del 2013- già il 4 luglio 2014…ma da quelle parti tutto tace.

Io, personalmente, gru in movimento e/o cartelli di cantiere ancora non ne vedo…Chissà…

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Potete controllare anche voi. Dove? In Rue Royale, 165 a Saint-Josse-ten-Noode.

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