Bruxelles, ma belle…e del design cosa mi dici?

L. è un giovane designer italiano, e ci ha scritto in questi giorni “Inutile dirvi che qui in Italia la situazione  lavorativa è sempre più complicata, sono stato recentemente a Bruxelles più volte e mi è sembrata una città vivace da un punto di vista artistico e del design. Io oltre alla mia carriera prettamente artistica, realizzo oggetti luminosi in plexiglass e lavori decorativi a progetto collaborando con privati e architetti, inora son riuscito a camparci, ma adesso pensavo di aprire uno spazio in una città europea ed ho pensato appunto a Bruxelles. Dato che lì non conosco nessuno, e non so a livello di “crisi” come stia andando, vorrei chiedervi se pensate possa funzionare uno spazio di vendita di oggetti artistici e di design oppure se anche li è quasi impossibile”

Ed eccoci qui! Perdonami, L., se non ti rispondo in privato, ma ritengo che quanto stia per scriverti potrà risultare utile anche ad altri, oltre a te… anche se non farò un post sulla ricerca di lavoro (non ora…ma arriverà, don’t worry)

Bruxelles città del design? NI.

Qui a Bruxelles la crisi si sente eccome, ma non (ancora) come in Italia: nel settore immobiliare non c’è un arresto totale come accade –purtroppo- nel Bel Paese, soprattutto grazie al ricambio continuo di Expats (più o meno legati alle Istituzioni Europee e all’enormità di Multinanzionali che vi gravitano intorno), alla mentalità dei Belgi, che hanno “la brique dans le ventre“, e agli Enti quali Fonds de Logement &co., che hanno capito come supportare l’acquisto anche da parte di chi fornisce meno garanzie (come i disoccupati) esponga sì a notevoli rischi, ma al contempo faccia muovere l’economia e mantenga in vita il mercato….

Conseguentemente, nel campo dell’architettura, dell’arredamento, e di quanto correlato più o meno direttamente, qualcosa si muove ancora.

Il gusto e la cura per gli interiors possono poi diventare molto relativi: senza voler fare del razzismo, il Belga medio cura molto meno l’interno di casa sua rispetto a noi, pur restando appassionato di vintage (c’è anche un Salonededicato al design vintage), di recupero (anche per strada! Be green) e di mix&match…ma gli abitanti di questa città non sono solo “il Belga medio”, anzi. E gli open-minded vanno per la maggiore.

Detto ciò, l’attenzione per il design c’è, anche se non come in altri centri (trovo Antwerpen decisamente più fertile ed attenta, da questo punto di vista…). Una settimana come la Design Week di Milano?…magari!!!

immagine dal web

Per uno spazio di vendita di oggetti artistici, quello che potrei consigliare io è di esplorare soprattutto il quartiere Dansaertdove loft e laboratori di artisti alternativi nascono come funghi, ed soprattutto prendere in considerazione la possibilità di collaborazione con altri negozi di arredamento e spazi polifunzionali dedicati, come quelli che esistono ai Marolles per esempio.

immagine dal web

Dal punto di vista pratico, invece, secondo me è importante recuperare almeno un buon livello di francese ed inglese prima di partire, e mettere in conto che per interagire con chi “ha la pecunia” servirà, anche se magari non nell’immediato (se si è il datore di lavoro di sè stessi), anche il Néerlandais: non bisogna, infatti, dimenticare che Bruxelles è una città bilingue.

Per quanto riguarda l’investimento iniziale, ricordiamoci che siamo in uno dei Paesi Europei con la tassazione più pesante (anche se c’è un corrispettivo in servizi che in Italia nemmeno ci sogniamo!), quindi un cuscinetto economico ed un buon business-plan servono assolutamente. Esistono comunque sistemi di supporto a livello di microcredito, e nel campo artistico è molto pratico lavorare con sistemi di payroll, ma un buon fiscaliste e/o associazioni dedicate in questo vi potranno consigliare sicuramente meglio della sottoscritta!

Se poi si vuole fare un salto in avanscoperta, consiglio di programmarlo durante Design September.  Stay tuned.

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