Wraps Ma-Fiosi: storie di stereotipi duri a morire

Caro Product Manager (o chi per te) di FoodMaker,

di stereotipi vive l’uomo, ce ne serviamo come certezze che sono quasi al livello della coperta di Linus,  ma stavolta un po’ fuori dal vaso qualcuno l’ha fatta.  Quel qualcuno sei TU, nella fattispecie.

Mi riferisco a quanto sta facendo il buzz in Facebook da un paio di giorni, generando polemiche nei  gruppi di Expats qui a Bruxelles, in Belgio…e non solo.  Dal lato italiano, per un PANINO. Dal lato non italiano, solo talvolta “come, tutto ciò per un PANINO?”.

Qui noi Italiani siamo tanti. Risultiamo essere la comunità straniera più numerosa, dopo i Francesi.

Molti  sono nati e cresciuti in Belgio, da genitori nati qui a loro volta o immigrati da giovani, e si dichiarano orgogliosamente Italiani, pur parlando a malapena la lingua dell’Accademia della Crusca, e infilandoci qualche parola in un dialetto dall’inflessione più o meno soleggiata.

La generazione prima di loro è rappresentata da quelli arrivati negli anni Cinquanta  per lavorare nelle miniere o nelle fabbriche, quelli che -dopo aver tirato fuori i pochi averi dalle valigie di cartone- dormivano in un letto sempre caldo, e che a volte non potevano nemmeno entrare nei cafés; quelli che ancora restano, li vedrai certamente poco su Facebook e dintorni, ma per questo Paese la schiena se la son spezzata, eccome.

Altri come me, invece, sono immigrati da qualche anno, o addirittura da pochi mesi,  per lavoro (no, non lavoriamo tutti alla Commissione, né siamo tutti pizzaioli) o per altri  motivi che non siamo tenuti a giustificare:  l’abbiamo già fatto col SPF Intérieur, iscrivendoci ad una Commune e rispettando quelle leggi per cui il Belgio ogni tanto sembra dimenticarsi di far parte dell’Europa della libera circolazione.

Tutti abbiamo stretto i denti.

No, non ti sto parlando di alloggi insalubri o di viaggi epici, o almeno non per noi dell’epoca del Web 2.0, di CouchSurfing e di RyanAir.

Mi riferisco al fatto che tutti ricordiamo almeno un episodio nel quale abbiamo dovuto morderci la lingua, per non ribattere aspramente a chi, in maniera più o meno scherzosa, ci ricordava per l’ennesima volta  quali fossero gli stereotipi nei quali veniamo inquadrati: Dolce Vita- Pizza-Spaghetti-Mandolino-Mafia-Berlusconi.

Già, perché per te, come per molti altri, “Italia” vuol dire sole, mare, arte, storia millenaria, musica, relax, buon cibo, buon vino, calcio, belle donne, gente che parla a gesti e a voce alta…e rimanda ad un popolo di sognatori che, per utilizzare un anglicismo, sono per il “relax and take it easy”.

“Terra di sognatori” è la definizione che ha usato anche Lucio Dalla, in una bellissima canzone -dedicata a Senna– che si chiama, per l’appunto, “Ayrton”. Ti cito due morti, qui. Per caso, ma sappi che non saranno gli unici di cui ti parlerò: abbi solo un po’ di pazienza.

Ora, io nel mio piccolo non posso certo parlare a nome del Popolo Italiano, e neanche mi permetterei  mai di farlo,  ma da adulta e  vaccinata ritengo di poter esprimere un’opinione personale.

E se i primi quattro appellativi più di tanto non mi tangono (ci sono gli Spagnoli che se la giocano con paella e corride, e i Danesi che si beccano dei Vichinghi ogni due per tre, tutto questo mentre i Francesi mangiano rane e cantano la Marsigliese trombando rimorchiando come lapins, i Turchi fumano come Turchi, e gli Inglesi parlano del tempo facendo la fila per il double-deckers, DioSalviLaRegina),  non mi sento di negare come in qualcuno degli altri punti che la parola “Italia” ti evoca io mi possa nostalgicamente riconoscere…

Gli ultimi due invece mi infastidiscono, eccome.

Tralasciamo Berlusconi, tanto del Bunga-Bunga saprai già tutto, e non avrei scritto a te per lamentarmi.

Veniamo però all’altro punto, la Mafia.

Io non sono nessuno, per  potertene parlare in maniera approfondita e dettagliata, né questa è la sede appropriata.

Non ce la faccio, però, a fare spallucce. Per cui preferisco usare le parole di uno che, di Mafia, ci è morto.

« La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione. […] La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l’eroismo da  inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni […] Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola»

Giovanni Falcone, ti dice qualcosa?

A me, molto:  avevo 15 anni, quando loro gli hanno fatto saltare in aria un’autostrada sotto la macchina per chiudergli quella boccaccia da giudice che li stava disturbando troppo.

Faceva caldo, e non avevano fatto in tempo a spegnersi le prime fiaccolate, che, quasi per crudele par condicio, neanche due mesi dopo eliminavano Paolo Borsellino, suo amico e altro giudice. Ti dice qualcosa, lui?

La Strage di Via d’Amelio (credits: web)

Ah, no. Ti sei concentrato su qualcos’altro.

«Loro, chi?» mi stai per chiedere.  “Loro”, pensavo li conoscessi, visto che ci hai chiamato un PANINO. Un wrap, per l’esattezza. I Mafiosi. Nella tua versione sono diventati “Ma-Fiosi”, ma poco importa.

Che qui in Belgio, e un po’ in tutto il mondo, noi Italiani siamo generalmente benvoluti,  che molti di noi siano stati tuoi compagni di banco, che ti stiamo simpatici, e che tu pensassi di farci pure un favore dedicando il famigerato wrap a qualcosa che ritieni tipicamente nostro, abbinando a quegli ingredienti (“mozzarella, rucola, battuto di pomodori, basilico…e il tocco dello chef”: già visivamente evocano il nostro Tricolore) l’eccellenza, la freschezza e la genuinità tutte italiane che richiamano i prodotti della nostra cucina, posso anche percepirlo.

Il panino incriminato (credits: web)

Io il vostro cappuccino lo bevo, e penso che come fast-food ve la caviate pure bene.

Lo so che non PUOI averlo fatto con razzismo e cattiveria, ma …

Spiegalo, a Rosaria Schifani, che tu volevi solo ironizzare e fare il simpatico: lei  persino al Presidente del Senato era riuscita a chiedere di non parlare.

Spiegalo, al piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido per indurre al silenzio, che tu non pensi che l’Italia sia fatta solo di quelle bestie che l’hanno ucciso.

Spiegalo, ai morti di Via dei Georgofili e di Via Palestro, che in fondo nessuno ci pensa mai, ad approfondire certi retroscena che ci sembrano così lontani.

Spiegalo, a quei Carabinieri (sì, proprio quelli che hanno prestato la divisa anche al Manneken Pis), ammazzati in servizio in nome di qualcosa troppo grande per loro, che quel giorno avevi mal di testa e la tua creatività l’avevi dimenticata sul comodino.

Spiegalo, a quelli che percorrono ancora strade eternamente in cantiere, o che passano accanto ad ospedali mai aperti perché la Mafia ha dirottato verso altre infrastrutture più utili i soldi che dovevano servire a finirli, che tu stavi pensando solo ad un modo brillante di piazzare un nuovo sandwich.

E spiegalo, a quei ragazzini di origine italiana che crescono magari in un paesello della Vallonia, e potrebbero iniziare a pensare che l’essere mafioso sia una bella cosa (tanto anche FoodMaker ci ha dedicato un panino e tutti gli Italiani sono così) …che si stanno sbagliando alla grande.

Piccoli delinquenti crescono: una scena dal film “Gomorra” (credits: web)

Mi piacerebbe sapere, in fondo, cosa succederebbe se uno di noi si mettesse  a propinare leccornie belghe nel proprio ristorante, partendo da una semplice mitraillette Pedophile, chiamando lo stoempf Pandy, usando sulle frites Martin la salsa Dutroux o evocando a suon di spezzatini e carbonnades la Tuerie de Liège…visto che il Belga medio ama “porter plainte” anche per il colore delle begonie che gli piazzano  davanti a casa, credo che se ne vedrebbero delle belle.

Pensi che se iniziassimo a chiamare le pizze Hitler, Adolf e compagnia bella i tuoi vicini Tedeschi la prenderebbero sul ridere?

Oppure, in un’epoca in cui la morbosità è di casa, e la cronaca nera fa vendere molto di più delle belle storie, si potrebbe usare un nome che per tanta gente evoca molti morti, soprattutto Italiani, che a distanza di quasi sessant’anni  hanno anche un museo dedicato a quella strage sul lavoro cui forse tanti nemmeno pensano più:  non è ancora però tra gli stereotipi che ci identificano, purtroppo pare che non ci si veda come dei gran lavoratori. Ah no, giusto: sarebbe un grave errore strategico, quanto a marketing, in Belgio, perché tutti farebbero immediatamente riferimento a ben altro, a fatti più recenti e truculenti. Più attuali, dal tuo punto di vista: noi ci pensiamo, eh!?! No, nemmeno un piatto Marcinelle sarebbe stata una grande idea, in effetti.

Ci sono state case automobilistiche che hanno ragionato mesi sul come ribattezzare  un’automobile per l’esportazione in un determinato Stato, perché il nome originale avrebbe evocato questioni sgradevoli o offensive.

Mi vuoi dire che, quindi, durante il tuo brain-storming mediterraneo tu proprio non ce la potevi fare, a tirare fuori un Posillipo, o un Portofino, o un’ Ostuni, o un Taormina, o un Acireale (se proprio volevi restare da quelle parti)? Persino gli Hooverphonic hanno chiamato una canzone Amalfi!

Potevi giocarti l’asso del Garibaldi, volendo…la camicia rossa a richiamo del pomodoro secondo me ci sarebbe andata d’incanto.

Non era la prima volta che qualcuno faceva una gaffe del genere, nemmeno troppo lontano.

Saremo anche delle chiassose canaglie, con un senso dell’ironia a volte troppo sottile per i tuoi gusti e per le tue abitudini, però permettici di indignarci. Vero è che caratterialmente ci capita di provocare tempeste sensazionaliste in un bicchier d’acqua, ma non possiamo permetterci che per una questione di ignoranza si continui a sottovalutare qualcosa e qualcuno che uccide.

E non ci è possibile accettare, addentando con gusto un wrap dal sapore pseudo-mediterraneo, che la mafia e la criminalità organizzata vengano usate quale glorioso identificativo per  vendere prodotti di origine italiana o che vorrebbero rimandare a noi.

Le Frecce Tricolori (credits: web)

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AGGIORNAMENTO del 5 Luglio 2014 – Dopo le vivaci proteste scatenatesi soprattutto attraverso i Social Networks, da parte di Italiani evidentemente stufi di essere associati a  mafiosi, FoodMaker ha risposto

“Dear Customers, It was never our intention to be offensive to Italians. We apologive fo having you felt bad about this name. When we created the recipe, we ware se enthousiatic about its taste and flavour ( especially eating it grilled ).That we wanted to refer to Italy . We will Organize to change the name in all our shops bij Monday before 12 am. But we need another name. Your suggestions are very welcome. We offer a free Foodmaker lunch for the person who proposed the best name. We kindly thank you for your reactions. It gives us the opportunity to improve our customers experience .

Un piccolo passo, è quello che conta.

Anche se sarebbe comunque da evidenziare l’atteggiamento parac…  con il quale si approfitta del flame degli utenti indignati per fare Customer Retention, e allo stesso tempo ribadire quanto buono sia quel panino, soprattutto se grigliato.

Peccato che nel frattempo si siano grigliati, tra l’altro, anche il mio commento…dove IN FRANCESE esprimevo civilmente un sunto molto conciso delle obiezioni che poi ho esposto qui sopra. Non so se abbia dato più fastidio la lingua (“…ma come, e io che presa dall’entusiasmo volevo solo riferirmi al Belgio usando una delle sue lingue nazionali!” :-D) o le citazioni: fatto sta che il famigerato commento è sparito nell’etere, pur avendo ricevuto parecchi likes.

Voi che ne dite? Beh, risparmiate le energie e fate un po’ di brainstorming per il nome di questo benedetto panino, che è meglio.


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