250mila giovani italiani emigrati negli ultimi dieci anni

Pochi giorni fa è stato presentato il “Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazione” della fondazione Leone Moressa, che ha snocciolato i dati sull’immigrazione degli italiani. Nell’ultima decade il fenomeno degli italiani che si recano all’estero in cerca di lavoro o di condizioni di vita più vantaggiose è aumentato rispetto al passato, ed è in costante aumento. La maggioranza di coloro che fanno le valigie sono giovani, che reputano di non avere prospettive in patria.

Fonte: Il Sole 24 ore

Numeri da capogiro

La tabella del Sole24ore riportata sopra evidenzia numeri impressionanti. Se negli anni 2009-2011 i giovani di età compresa che emigravano all’estero erano annualmente meno di 10mila, negli ultimi tre anni la cifra è quadruplicata, sfiorando i 40mila all’anno. Un vero e proprio esodo. E si tratta di un trend che non accenna a diminuire. Secondo il rapporto, la fuga all’estero di questi giovani è costata alla nostra economia ben 16 miliardi di euro, pari ad un punto percentuale di PIL. L’Italia spende per l’istruzione e la carriera universitaria di giovani che metteranno a disposizione di altre nazioni le loro conoscenze e la loro professionalità.

Gli italiani tornano a migrare

Mentre fino ad una ventina di anni fa a espatriare erano pochissimi, oggi è diventato un fenomeno di massa. Stiamo tornando ad essere un popolo di migranti, e la cosa peggiore è che esportiamo numerosi”cervelli“. Medici, scienziati, ingegneri, informatici e molte altre figure professionali che avrebbero contribuito allo sviluppo della nazione certamente più di quanto contribuiranno gli immigrati che l’Italia a sua volta riceve, che nella maggioranza dei casi sono persone destinate a lavori di bassa manovalanza.

Non solo giovani

Ovviamente ad andarsene all’estero non sono solo i giovani laureati. Ci sono anche altri giovani che emigrano per cercare lavori più umili di quelli menzionati in precedenza, e si accontentano di un impiego da cameriere, barista o operaio. Ci sono gli imprenditori che spostano le proprie imprese laddove produrre costa molto meno, e persino piccoli commercianti asfissiati dalle tasse italiane. A Tenerife numerosi ristoranti e pizzerie sono gestite da persone che facevano lo stesso lavoro in patria, hanno venduto e hanno riaperto qui. Dove lo stato ti toglie il 20% dei guadagni, non la metà.

Infine ci sono i pensionati, costretti ad andarsene dall’elevato costo della vita. Alle Canarie, ma anche a Portogallo, Malta ed in altre località, ce ne sono moltissimi. Persone che spendono i propri soldi e fanno girare l’economia di altri paesi. Soldi che l’Inps versa ogni mese e che vengono spesi fuori dai confini nazionali. Per lo stato italiano è una perdita ingentissima.

Servono politiche serie

Purtroppo il dibattito politico non affronta questi temi, si parla solo dell’immigrazione in arrivo e non di quella in uscita dal nostro paese. Eppure si tratta di un problema serio, serissimo, se pensiamo alla scarsa natalità italiana ed al fatto che si sta diventando un paese di vecchi. Il governo dovrebbe fare qualcosa non solo per “convincere” i giovani a non andarsene, ma anche per cercare di fare tornare quelli che se ne sono andati.

Sul fronte dei pensionati invece, per fermare l’emorragia, e anzi attrarre a nostra volta i pensionati di altri paesi (come fanno le Canarie ed il Portogallo) sarebbe sufficiente defiscalizzare la pensione a chi si trasferisce in determinate aree del paese, magari quelle a cui farebbe comodo essere “ripopolate” da persone che si trasferiscono, spendono e fanno girare l’economia. Dirottare in Sicilia, Calabria, Sardegna (dove anche il clima è buono) e altri luoghi pensionati provenienti dall’Italia e dall’estero sarebbe una manna dal cielo per l’economia locale. Se l’Italia defiscalizzasse le pensioni, sicuramente ci sarebbero flotte di pensionati nordeuropei interessati a trasferirsi.

Diario di Tenerife

Una risposta a “250mila giovani italiani emigrati negli ultimi dieci anni”

  1. Purtroppo di questo passo l’Italia va verso un inesorabile declino.Mio figlio, laureato in ingegneria informatica, ha provato a lavorare in Italia, ma purtroppo con stipendio da fame.Adesso lavora in Spagna presso un azienda americana che oltre a gratificare, gli hanno offerto uno stipendio decente e grosse probabilità di crescita in tutti i sensi.
    Con grande rammarico abbiamo fatto sacrifici per far studiare i figli e poi vanno fuori dall’Italia perché lo stato non offre alternative.Sono molto pessimista sul futuro.

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