Quando la protesta é virale

Per chi ha acceso la TV questi giorni l’Ungheria si é ritrovata al centro dell’informazione mediatica per due fatti non collegati fra loro.

Il primo fatto riguarda il tentativo da parte del governo di istituire una tassa sull’utilizzo di Internet (Internet Tax). La bozza di legge prevedeva inizialmente la possibilitá di tassazione su ogni singolo Gbyte scaricato, in seconda battuta la proposta esternata con probabile eccesso di leggerezza ha portato ad una rettifica immediata, specificando un tetto massimo di aumento mensile pro capite di 700 fiorini (2 euro).
La protesta partita da Facebook é diventata “virale” e in poche ore migliaia di manifestanti si sono riversati sulle strade di Budapest, partecipando a due massicce manifestazioni, contraddistinte dai toni pacifici e dall’ordine pubblico. (Ció nonostante ad onor di cronaca bisogna anche registrare un piccolo episodio di disordine circoscritto peró a poche decine di manifestanti.)
Notizia di qualche giorno fa: il premier Orban ha deciso di ritirare definitivamente la proposta di legge in quanto fortemente criticata dal popolo e considerata quindi troppo antidemocratica.
I giornali del mondo occidentale sembrano non essersi accorti di tutto ció che é successo dopo il lancio della prima agenzia che parlava di questa tassa impopolare, e ancora oggi scrivono grandi titoloni, rilanciano notizie ormai vetuste, parlano di negazioni di libertá, attacchi alla democrazia, regime autoritario e via dicendo.
A me sembra invece che la situazione sia stata gestita alla perfezione. Probabilmente la proposta di legge è stata comunicata con un’insolita leggerezza, e questo lo dico anche se stiamo parlando di una tassa di 2 euro al mese, ma la risposta della gente è stata mirabile, a sottolineare che il futuro deve passare dalla rete. Certamente questi 2 euro li ritroveremo da qualche altra parte, naturalmente, se servono non sará possibile scontarli, detto questo io francamente faccio grandi lodi al governo per essere riuscito in pochissimo tempo a fare un passo indietro e recitare un mea culpa, che di questi tempi ha un suono cosí dolce e mi fa sentire orgoglioso di appartenere in parte a questo popolo.

Il secondo fatto é rappresentato da un servizio TV mandato in onda dal settimanale Report per quanto riguarda lo sfruttamento di animali durante il processo di produzione dei piumini Moncler, processo produttivo che avviene in territorio ungherese.
Anche in questo caso il servizio tv é stato ripreso dai social network e la protesta, (in questo caso possiamo parlare di boicottaggio) é diventata anche in questo caso “virale”.
Entrando su Facebook, migliaia di persone hanno rilanciato gli articoli di protesta. Riporto fedelmente dalle mie amicizie Facebook:
– “Scandaloso, leggete tutti! Tutti dovrebbero sapere!”
– “Mi é passata la voglia di avere un Moncler”
– “Maledetti ingordi! Più trasmissioni come Report”
– “Gli costa 20 euro un giubbotto lo rivendono a 1000 euro”

La parola chiave a mio modo di vedere é “virale”. Con Internet la protesta diventa “virale”, un po’ come avveniva anni fa con le malelingue di paese, il proliferare di false leggende, la tentazione umana irrefrenabile ti taluni soggetti di trasferire negativitá.
In questi casi si dice che il lettore ha un proprio raziocinio ed é libero di farsi una opinione personale. Il fatto è che in questi anni ci troviamo di fronte ad un fenomeno nuovo (quello delle social news), un fenomeno che dobbiamo imparare a governare, dobbiamo imparare a filtrare le informazioni, altrimenti basterá un blog a caso per farci scendere ogni mezza giornata in piazza.

E allora mi piace oggi riportare il commento di un utente che ha sintetizzato in modo perfetto il mio pensiero almeno per quanto riguarda la querelle Report/Moncler:

“Report. Fai pure un servizio sui piumini d’oca, ma su tutti gli operatori non su una sola azienda. E’ pura follia giornalistica questa. Nell’epoca della comunicazione virale e dell’animalismo di massa attendiamo che gli ipocriti apprendano dal prossimo servizio di Report che al gustoso pollo allo spiedo tirano crudelmente il collo, o che per il caffè mattutino ha pianto un etiope o un campesino. Informazione onnipotente e irresponsabile. Dico: o affronti TUTTO il problema della globalizzazione, fino all’ultima conseguenza (la telecamera nippo/cinese che usi com’è stata prodotta?) oppure se prendi l’ultimo segmento o UNA sola azienda fai danni incalcolabili. Come puntualmente è successo.”

La prossima manifestazione di piazza sarà quella dei lavoratori Moncler che hanno perso il loro posto di lavoro.

Una risposta a “Quando la protesta é virale”

  1. Cosa dire tutto é esasperato , internet é un grande passo avanti , ma é anche una distruzione di tutto ciò che si era creato con grande fatica. Insomma Internet é paragonabile ad uno Tsunami per cui é devastante in tutti i settori.
    Saluti a tutti , questo é il mio modesto pensiero.
    Giuseppe.

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