Come ti riqualifico un quartiere a suon di drinks e design

Un venerdì sera un po’ uggioso in questo autunno(inverno?!?) bruxellese esploso all’improvviso…che ho riscaldato con un aperitivo lungo tra amici, in uno dei miei quartieri preferiti di Bruxelles, ovvero la zona dell’Avenue Dansaert. Dove? Al Barbeton: il locale mi piace molto, sia per l’atmosfera (ok, il free-buffet del venerdì sera non è esattamente quello cui noi Italiani siamo abituati, ma non è nemmeno malvagio), sia per il concept.

Concept inteso come stile del locale, ma anche come principio sulla base del quale è nato.

Con chi abbiamo a che fare?

Nato come cuoco, ma reinventatosi ben presto come abile immobiliarista con la passione per l’interior design, Frederic Nicolay ha come “hobby professionale” quello di credere ed investire in progetti che sembrerebbero azzardati, ma che fanno rivivere a colpo sicuro quartieri prima in decadenza.

Nel corso degli ultimi quindici anni molte zone di Bruxelles sono enormemente cambiate, alcune (purtroppo) drasticamente in peggio, altre fortunatamente in meglio. Per quest’ultime si è spesso assistito ad un tanto declamato fenomeno di “gentrificazione”, con molti progetti di ristrutturazione di edifici prima fatiscenti, l’arrivo di nuovi abitanti appartenenti a classi sociali prima impensabili in loco, l’insediamento di nuove aziende ed attività, e il conseguente proliferare di bar, ristoranti e locali notturni, pronti a completare il pacchetto fornendo loisir al nuovo quartiere.

Una delle persone maggiormente coinvolte in questa “rinascita” è appunto l’imprenditore Frederic Nicolay , che, rispetto a quanto detto poco sopra, addirittura “lavora al contrario”, aprendo bar e ristoranti PRIMA di tutto il resto!

Facciamo un passo indietro.

Raccontando di come si è ritrovato nel business della ristrutturazione urbana, Nicolay spiega: ” Durante i miei studi presso scuola alberghiera a Namur, ho fatto tantissimi job étudiants ed extra nei locali. Oltre a frequentare le lezioni , ho spesso lavorato per ristoratori, preparando banchetti per matrimoni e feste di famiglia . E ‘ stato molto intenso e faticoso, e non ne ho un bel ricordo. Terminata la scuola ho iniziato a lavorare in ristoranti pluristellati (ha fatto anche l’aiuto cuoco all’Enoteca Pinchiorri a Firenze…), ma non la sentivo più come la mia strada. Diciamo che mangiare è meglio che cucinare” .

Dopo aver collaborato al lancio di Le Pain Quotidien, nel 1994 Nicolay apre il suo primo ristorante: Chez Marie. Ritrovandosi con un budget ridotto, si occupa direttamente dell’interior design del locale, e successivamente cucina e serve ai tavoli. Una sfida che gli piace, e viene premiata col gradimento della gente. Una sfida, però, che gli serve anche per capire che –in realtà- non gli piace cucinare, non gli piacciono gli orari legati all’Ho.Re.Ca, non gli piace la routine…mentre adora la fase della creazione del locale in sé.

Les jeux sont faits…chiude il Chez Marie, crea il Bonsoir Clara, sull’Avenue Dansaert, lo fa ingranare alla grande, estingue i debiti…e lo vende.

E’ da lì che può permettersi di investire in Place St Gery, terminando definitivamente la fase che ancora lo vedeva ai fornelli.

La zona delle Halles St Gery poco più di quindici anni fa era ancora uno dei posti peggiori del centro storico: degradato, mal illuminato, frequentato da una popolazione notturna (prostitute incluse) decisamente diversa dall’attuale,  era un luogo dove dopo le nove di sera gli abitanti quasi non si fidavano ad uscire nemmeno per portar fuori il cane.

In quella che molti chiamavano “la Beirut del Nord”, senza che ci fosse stata una guerra, nel giro di un paio d’anni Mr.Nicolay  apre tre bar : lo Zebra, il Mappa Mundo e il Roi des Belges, e successivamente una manciata di caffè sparsi in tutto il quartiere. Il suo modus operandi è quello di creare il concept-bar , poi vendere il sito o il business – o entrambi – a qualcuno che voglia poi gestirlo e farlo funzionare.Abracadabra…ed eccoci qui: la Place St Gery è ora, indubbiamente, una delle zone più vivaci della nightlife cittadina, uno degli isolati più ricercati dalla popolazione giovane e/o dai cacciatori di tendenze, e i valori medi residenziali della zona hanno più che triplicato. Nicolay, fedele al suo principio, ha venduto le proprietà già da tempo (ora che la strada è spianata agli investitori immobiliari…non c’è più gusto? :-D).

Lo Zebra Bar in Place Saint-Gery (immagine dal web)
Il Café Belga in Place Flagey (immagine dal web)

 

Il Café Belga in Place Flagey (immagine dal web)

Un rapido brainstorming, assolutamente random: Chez Marie, Bonsoir Clara, Kasbah, Mappa Mundo, Roi des Belges, Zebra, Vismet, Café Central, Belga, Walvis, The Mint Bar, Bar du Matin, Café Modèle, Potemkine, Barbeton, Belle Equipe, Flamingo…e chi più ne ha più ne metta: in quindici anni il “nostro amico” ha dato vita ad una ventina di bar e una decina di ristoranti (quanti esattamente  non se lo ricorda nemmeno lui) .

Un angolo fatiscente lungo il canale, con gli edifici adiacenti popolati solo di extracomunitari senza risorse, da artisti-squatters a basso reddito, e dai dealers che arrivano dal quartiere maghrebino di fronte? Eccoti il Caffè Modèle (ora Bistrot du Canal)…e in nove anni i prezzi degli immobili sono alle stelle.

Una zona morta a cavallo tra Ixelles e Forest, snobbata dai più perché è la “morte civile”? Sulla Place Albert arriva il Bar du Matin, e gli intellettuali che non si possono permettere di abitare un po’ più giù arrivano in massa.

 

Il Bar du Matin in Place Albert (immagine dal web)
Il Bar du Matin in Place Albert (immagine dal web)
Il Bar du Matin in Place Albert (immagine dal web)
Il Bar du Matin in Place Albert (immagine dal web)

Nel  punto di cesura tra la parte “posh” dell’Avenue Dansaert e la zona multietnica che si degrada man mano che ci si avvicina al Canale verso Porte de Flandres e quindi a Molenbeek, sino a pochi anni fa c’era un vecchio bar, di quelli fumosi frequentato da vecchiotti con baffi a manubrio. Lo spazio sarebbe dovuto diventare una libreria, ma l’improvviso ritiro di alcuni investitori costringe ad un ripiego. Nicolay scopre che l’edificio è in una posizione soleggiata…e che ha voglia di dare una possibilità all’area circostante. Ed ecco che, dallo schizofrenico incrocio tra uno chalet di montagna e un progetto di Le Corbusier…nasce il Barbeton, uno dei locali più amati della città.

Il bancone del Barbeton in Rue Dansaert (immagine dal web)
Il bancone del Barbeton (immagine dal web)

Il Barbeton in Rue Dansaert (immagine dal web)

Il quartiere Alhambra? Vero, dieci anni fa era decisamente peggio… e negli anni Novanta sussisteva ancora una no-right-zone che i Bruxellesi chiamavano evocativamente “Quartiere Chicago”. Poi c’è stata la ristrutturazione del Teatro Fiammingo, la gentrificazione, e la gente ha ricominciato ad ammettere senza vergogna di vivere in zona…anche se certe strade sono ancora sotto tiro, e la Rue des Commerçants è ben famosa per le donnine che -24/7- NON aspettano il bus. E lì ti arriva Nicolay: “Vero, il quartiere è un po’ caldo…ma se la prostituzione esiste è perché se ne lascia la possibilità. Se gli occupi la strada con altro…” Detto, fatto. Aperto nell’aprile del 2012, il Flamingo non tradisce lo stile del creatore (il calore del legno abbinato allo stile industriale), e in più fa l’occhiolino alla mancanza di sole diretto (a causa degli edifici alti che lo fronteggiano), grazie ad un sistema di specchi –posizionati sul tetto dell’edificio di fronte- che riflettono la luce, “baciando i belli” che frequentano il plateatico. La sera, vero, la strada è occupata: la gente col bicchiere in mano è così tanta che per passare conviene cambiare marciapiede.

Il Café Flamingo in Rue de Laeken (immagine dal web)
Il Café Flamingo in Rue de Laeken (immagine dal web)

I nuovi progetti di Nicolay sono insomma considerati da molti come i primi segni premonitori di aree destinate a diventare focus di tendenze, e ottimi investimenti. «Mi piace costruire nelle zone abbandonate e rivitalizzarle. Per me si tratta anche d’impegno civico».

Ogni volta che lancia un locale, Frédéric Nicolay fa una flebo ricostituente ad un intero quartiere. Nonostante in città ormai lo chiamino “Il Re delle Tendenze”, lui si sminuisce, sostenendo di non aver inventato nulla e di essere un semplice imprenditore, sempre con la voglia di cogliere nuove sfide…ma fatto sta che per chiunque  stia a Bruxelles già da un po’ è difficile non essersi mai seduto nella terrasse con le tipiche sedie in metallo di uno dei suoi cafés.

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