Guida galattica per caffeinomani a Bruxelles

Noi Italiani siamo difficili…e la nostra varietà di gusti ancor di più.

Caffé espresso-doppio-ristretto-corretto (hic!)-marocchino-moccaccino, cappuccino con latte freddo-caldo- senza caffè (senza cappuccino?), caffé d’orzo, caffè al gingseng, caffé macchiato-caldo- freddo- me lo macchio io-mi ci macchio la camicia, in tazza fredda- calda- grande-in bicchiere di vetro-in tanta malora…

Una delle cose che in effetti qui pare manchi di più, a noi Italiani Bruxello-complicati, è la colazione al bar.

credits: web (Bialetti)

Eh sì…perché a Bruxelles ci sono i cafés, le pâtisseries, le boulangeries…e ci sanno pure fare! Ma nei limiti…Il concetto più simile al nostro “bar sotto casa” o “bar di paese” (non quello posh e asettico del centro, ma quello con il barista che ti conosce e che appena varchi la porta del bar ha già pronto per te quello che prendi di solito) esiste, ma apre alle 10:00..e a quell’ora è già frequentato dai vecchiotti con baffo impertinente a manubrio che già sta sorseggiando una Jupiler o una Duvel. Che, ordini  un caffè? Stai male? Ti vuoi male?

Il caffè buono è raro come gli unicorni rosa a Manhattan: una volta trovato, non puoi lasciartelo scappare.

Sul cornetto il dibattito è ancor più acceso: quanto a viennoiserie, le boulangeries sono attrezzate, Panos te le tira dietro (e sono pure decenti), andare da Charli va fatto almeno una volta… la scelta da coma glicemico è però tra le iper-farciture (burro-burro-burro e ancora burro), le suisses, i pains e le coques au chocolat, i danish-pecan e chi più ne ha più ne metta…ma la brioche non è quella cui siamo abituati noi, e un semplice cornetto alla marmellata o alla crema è raro. Volendo specificare, il croissant-confiture esiste, ma ti portano un croissant vuoto, un coltello, e una mini-dose di marmellata a scelta più l’onnipresente burro. La versione DIY del cornetto, ecco.

Qui, il caffè, può convenire berselo a casa: trovatemi un Italiano che non sappia come utilizzare una caffettiera…

Sorge quindi spontanea la domanda, quotatissima nei gruppi Facebook e nei forum di Expats: «Ma una moka che non costi quaranta euro o che non sia da dodici, dove la trovo?»

La risposta è semplice: nei bazar turco-marocchini (soprattutto quelli di Rue de Brabant, sulla Chaussée de Mons e sulla Chaussée de Gand), e/o nei mercati grandi ce le tirano dietro, allo stesso prezzo per il quale le compreremmo in Italia, e complete di guarnizioni di ricambio.

credits: web

Il caffè -inteso come polvere- è un altro step: presente in tutti i supermercati, anche in quelli più piccoli, e nella stragrande maggioranza dei night-shops, va dalle qualità più conosciute in Italia, con prezzo equivalente a quello di un trapianto di rene illegale, ad altre più oscure, o all’artigianale. Sperimentare per credere. O premere il pulsante della Nespresso.

Se non vogliamo solo guardare al lato qualitativo-economico, ma anche all’aspetto rituale, la scoperta di nuovi posti dove il caffè non sia bruciato ed il cappuccino non  venga ordinato dopo mezzogiorno da tedeschi in Birkenstock viene quasi sussurrata come fosse un segreto massonico di importanza primaria per la sopravvivenza della specie umana (beh…un po’ sì…almeno della relativa quota caffeinomane) ed equiparata  a quella del Sacro Graal.

 

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Vorrei quindi dirvi quali sono i miei posti “di fiducia”…e ovviamente sono aperta a suggerimenti!

  • Dal lunedì al venerdì,in giornata, una certezza per gli Italiani che lavorano nella zona di Place Luxembourg è il Caffè Italiano. L’apoteosi della commozione è poterci ordinare il cornetto di fianco, “proprio come a casa”.
  • Sempre in zona, KarsMakers: il caffè (un po’ lungo) ed i brownies non sono male, e trovo l’ambiente caldo e gradevole. Peccato che la velocità del servizio sia altalenante.  Relax and take it easy.
  • Di Aksum ne abbiamo già parlato. Nel frattempo loro hanno traslocato, in una location che, pur essendo più piccola, è molto affascinante, e per me indicidilmente più comoda (nella zona della Gare Centrale). Sia lodato l’espresso etiope a 1,50€.
  • Il Café Or è praticamente di fronte alla Bourse, ma per il tipo di impostazione lo vedrei più al Parvis de Saint-Gilles o a Flagey: clientela bobo-intellettuale che vi si installa ore a leggere in un’oasi del centro. Il preferito dai Fiamminghi, che non si pongono il problema di dover lasciare 2,50€ per un espresso.
  • Coffee Company, sulla Rue de Midi, è dello stesso stile, ma in chiave francofona. E quasi napoletana, visto che stanno pubblicizzando il Café Sunspendu.
  • Il Café de La Presse, sull’Avenue Louise, non è male a qualsiasi ora del giorno; non tanto per il caffè, ma per il concetto (peraltro simile), mi piace molto anche il Workshop Cafè.
  • Il Natural Café, sempre sull’Avenue Louise, è un altro punto di riferimento per gli Expats. Caffè e cappuccino buoni, anche se un po’ cari, ambiente per me minimal-asettico, ma si sopravvive come si può.
  • La Pasticceria da Giovanni a Schaerbeek era tra i posti più quotati…peccato mi si dica che ultimamente il caffè bruciato sia diventato troppo frequente…ed il costo dei dolci lievitato in maniera non indifferente. Io posso solo dare una buona votazione, alla memoria.
  • Un po’ fuori dalle solite rotte: a Germoir c’è la Pasteleria Garcia, dove un buon espresso (o un cappuccino da leccarsi i baffi) può essere ordinato con un ottimo pastel de nata o qualche altro dolce portoghese doc.

Nelle catene, tipo il sopraccitato Panos, in generale il caffè è lungo anche qualora non si chieda l’Americano (evidentemente la quantità deve prevalere sulla qualità?).

Boccio in assoluto il caffè ed il cappuccino del Pain Quotidien: sarà stata sfortuna, ma pagare in tutta serenità un occhio della testa per un caffè-acqua sporca ed un cappuccino-caffelatte imbevibile lo lascio ad altri. Anche se le formule petit-déjeuner sono interessanti, e anche se la scodella in cui servono gli intrugli di cui sopra mi ricorda tanto i tazzoni di caffè d’orzo che beveva mia nonna a colazione.

Non è malvagio invece il caffè che fanno da FoodMaker (anche se è il loro cappuccino alla nocciola che potrebbe creare dipendenza), e il ristretto di certi Exki, accettabile come prezzo da pagare in cambio del free-wi-fi.

Non sono fan di Starbucks, ma se proprio vi manca ne trovate uno nella Gare Centrale.

Un suggerimento? Sperimentate, sempre e comunque: incrociando le dita e pazientando (in un café un “expresso” richiede svariati minuti di preparazione, neanche stessimo parlando del rituale thé alla menta marocchino), e difficilmente è quello che ci saremmo aspettati. Ma a volte la sorpresa è dietro l’angolo…dell’isolato.

credits: web

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