Una canzone per Bruxelles. Anzi, 10…Facciamo 15

Bruxelles, non mi stancherò mai di ripeterlo, è una città molto viva, nonostante le apparenze: se ad un primo, superficiale impatto potrebbe sembrare una capitale piccola e talvolta provincialotta, vivendola a fondo ci si accorge del come l’offerta culturale ed artistica sia molto varia.

E per quanto riguarda la scena musicale?

Il BritPop abita ad almeno tre ore di treno, anche se lo stile di camminata a caterpillar di qualche “nativo” a volte ci fa venire voglia di fischiettare la “sinfonia dolce-amara” dei Verve. Né stiamo a New York: se i R.E.M. avessero dovuto cantare Leaving Brussels is never easy l’avrebbero fatto a nome delle migliaia di Expats in transito o in occasione dell’ennesimo sciopero generale senza fasce orarie protette. I docks della Dublino degli U2 sono un po’ diversi: qui il porto è piccoletto, in confronto, mentre i dockers di Antwerpen trovano sempre modo di esibire il proprio “impegno politico”, ma raramente fanno cosa gradita. Per trovarsi davanti alle schitarrate di qualche personaggino di Seattle bisogna spostarsi di un bel po’… Ed il twerking a suon di rhumba congolese che va tanto nei clubs afro locali a me non ricorda granché gli ancheggiamenti del Re di Memphis.
Ce la si cava bene con la musica elettronica, quello sì. Anche la scena rock e metal non è così malvagia. Tra i locali, e gli sconfinamenti dei vicini Olandesi…tanta roBBa buona, insomma.

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Diciamocelo: un pochino “la sto facendo fuori dal vaso”. Lasciamo disquisire di generi musicali -ed elaborare una classifica up-to-date come si deve- quelli di MTV e compagnia bella: non è il mio mestiere e nemmeno mi ci metterei.

Ieri sera, però, ho promesso al team di Radio Pizza Belgio che di musica ne avrei parlato, tanto più che è da tempo che mi ripromettevo di farlo.

Esistono dunque delle canzoni che possano evocarMI questa città?

Visto che non sono né un’artista né un critico musicale, vi sbatto sul piatto qualche titolo da “uomo della strada” [non dico “donna della strada” anche se porto le babbucce  rosa, perché poi magari qualcuno pensa male e mi vede già intenta a scrivere un post dalle vetrine di Gare du Nord]:
una playlist che PER ME è in qualche maniera connessa alla “mia” Bruxelles ed alla mia vita qui, non necessariamente stilata in ordine di gradimento, ma funzionalmente schizofrenica e derivata da puro brainstorning.

Driving Dead Girl – “Voodoo Soul”

Comincio con quelli che magari non sono i più famosi, ma decisamente incontrano i miei gusti in fatto di sound. Posso scrivere che l’attuale bassista dei Driving Dead Girl è tra i migliori amici di una delle mie migliori amiche? Bah, ormai l’ho detta. Non è per nepotismo, però, che li cito: Brussellesi doc o quasi, sono attivi dal 2003,  e tempo un anno dalla nascita già suonavano a Dour. Rock-puro, garage… inquadrare gli stili non è il mio forte, preferisco ascoltare. E loro, sì, decisamente “Don’t give a damn about bad reputation”…e ci dan dentro di brutto.

Front 242 – “Headhunter”

Dicevamo…musica elettronica. I Front 242 sono considerati pionieri dell’Electronic Body Music (EBM), termine coniato appositamente per loro: belgicissimi, “cattivissimi”, con l’occhiale scuro di ordinanza,   sin dagli anni Ottanta saltano sul palco come cavallette, scatenando il pogo selvaggio tra gli spettatori. Che poi (almeno) uno di loro nella vita quotidiana switchi alla giacca e cravatta e lavori nell’ambito della Commissione…beh, è l’ulteriore dimostrazione del come l’abito non faccia il monaco.

Ozark Henry  – “ I’m your Sacrifice

Qui siamo più soft, e –ora- forse anche più famosi. Ozark Henry, nato a Kortrijk come Piet Goddaer, è un altro nome noto qui in Belgio sin dalla fine degli anni Novanta. È nel 2013, però, che si è fatto conoscere in tutta Europa, imponendosi anche nel Bel Paese –che prima ignorava totalmente la sua esistenza- e duettando con Elisa sulle note di We Are Incurable Romantics”.

Stromae – “Formidable (ceci n’est pas une leçon)

Che il signor Paul Van Haver, in arte Stromae, fosse belga…già lo sapevamo. Uno dei pochi francofoni (non fermiamoci ad Edith Piaf ed agli strimpellamenti di Carla Bruni, suvvia!) conosciuti anche in Italia –dai tempi di Alors On Danse–  con il suo stile che accosta hip-hop, electro e soul. Per fortuna lo conoscevano anche i poliziotti che l’han pescato in stato pseudo-confusionale un annetto fa a Louise: non gli hanno, dunque, rotto troppo le scatole. Dicevo…fortunatamente. Perché gli avrebbero rovinato le riprese (in hidden camera, quasi amatoriale) del video-tormentone del 2013, quello che ha spopolato prima che i Diables Rouges lo convocassero come “musico ufficiale di corte” per i Mondiali 2014.

Selah Sue – “Crazy Vibes” 

Selah Sue, per gli amici Sanne Putseys, ci evoca immediatamente la testa biondo-rossa di una cantante belga (di Leuven, per la precisione) che a 25 anni ha già all’attivo diversi successi in inglese, dai quali traspare tutta la sua passione per il reggae ed il soul, ed il suo sbilanciarsi tra Bob Marley, Lauryn Hill e chi più ne ha più ne metta. Dagli esordi su MySpace ed i primi concerti al Couleur Café, son pochi da queste parti quelli che non la conoscono. Tra le sue canzoni c’è l’imbarazzo della scelta… spesso mi fanno pure da sottofondo mentre scrivo i post.

Hooverphonic – “The World is Mine

Anche loro cantano in inglese, pur essendo assolutamente belgi.  Parlo degli Hooverphonic, attivi nel  panorama trip-hop internazionale da quasi vent’anni: all’inizio si chiamavano Hoover (come l’aspirapolvere), ma furono costretti a cambiare per una storia di doppioni e marchi registrati. Troppo facile citare la famosa Amalfi o Mad about You…magari quella che ho scelto io non sarà la loro migliore, ma provate a spararvela in auto la sera tardi mentre guidate per i tunnels semideserti della Petite Ceinture: quasi liberatorio!

Génération Goldman – “Envole Moi” 

Non son di qui, invece, e potrebbe nascere un pandemonio diplomatico se attribuissi loro la nazionalità sbagliata. Resta il fatto che sono Tal e Matt Pokora ad aver duettato in un tributo a Jean-Jacques Goldman che ha marcato un mio “periodo di transizione” qui a Bruxelles, se non altro perché era trasmesso in radio sino allo sfinimento. Troppo pop, questa Envole-Moi? “Je m’en sortirai, je le promet.”

Zaz – “Je veux

http://www.youtube.com/watch?v=Tm88QAI8I5A#t=45

1° maggio 2012, concerto in Place Rouppe: «Bisogna andare, c’è anche Zaz in programma!» . Ho faticato non poco per non alzare la manina ed ammettere con vergogna (!!!) che non avevo la più pallida idea di chi fosse questa fantomatica Zaz. D’altra parte devo dire che, prima di arrivare qui, per me la musica francese –di qualsiasi epoca fosse- era relegata “all’ultimo cassetto del comò”. Ora, invece, mi ritrovo spesso a fischiettarne i motivi più trasmessi dalle radio: quando, però, mi sentirete canticchiare  “rap di banlieue”  sotto la doccia… vi autorizzo ad abbattermi.

Epolo – “Au Bout de mes Rêves

Epolo magari non è famoso all’Estero. Da queste parti, però, è facile trovarsi ad assistere ad uno dei suoi concerti, che siano in zona Halles Saint Gery o in qualche pub…o a casa sua. Le sue canzoni – in francese, manco a farlo apposta– sanno di sole, di energia, di voglia di ballare, di vita…e che mi ricordano il motivo per cui continuo ad insistere sul fatto che Bruxelles non è così grigia come tanti Expats si ostinano a pensare.

Clouseau – “Daar Gaat Zee” 

Ce lo vogliamo mettere, qualche neerlandofono, se non altro per par condicio? I Clouseau si chiamano come l’ispettore, perché uno dei suoi fondatori, che lavorava in una radio, lo imitava spesso e volentieri. Dagli anni Ottanta “indagano” a suon di pop (e dunque più che di sCHItarrate parlerei di sCAtarrate, per la percezione che più d’uno potrebbe avere della pronuncia poco flautata del fiammingo…il loro, peraltro, è abbastanza comprensibile!), e sono andati più volte all’Eurovision Song Contest.

Jacques Brel – “Bruxelles” 

http://www.youtube.com/watch?v=SX-8jLFvHCI

Di solito si fa una “TOP TEN”, è vero. Sembra che non sappia contare, e me ne scuso…ma Jacques Brel non è solo il nome di una fermata della metro, ignorantoni che non siete altro (no, stai sciallo, dicevo a quello là in fondo, non a te. Tu sei grosso, quindi resto diplomatica…).
Nato a Schaerbeek, Jacques Romain Georges Brel è stato in assoluto uno dei più grandi cantautori e compositori del Ventesimo Secolo. «C’était au temps où Bruxelles brussellait»… Anche se le classifiche internazionali considerano migliore e più rappresentativa una versione live del 1967 di “Amsterdam, è impossibile non citare questa canzone del 1962, che dipinge nostalgicamente la Bruxelles del primo Novecento.

Prendetela per una licenza poetica. Appurato, quindi, che non so più contare, a questo punto ve ne smollo altre quattro, di quel commerciale che più commerciale non si può, che con Bruxelles in sé non c’entrano nulla, ma che per un motivo o per l’altro  mi ricordano dei momenti chiave della mia vita belga…così siamo a 15, che è pur sempre un bel numero.

Ricky Martin  – “Tired of Being Sorry

Pink – “Just Give Me a Reason

Lana Del Rey – “Summertime Sadness

Texas – “Summer Son

…E poi mi piacciono, chissenefrega.

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