Qui i trasporti pubblici funzionano, checchè se ne dica.
Certo, non siamo a Barcellona o a Madrid, dove –pur essendo l’atmosfera generale più “easy”- si riscontra un’efficienza quasi surreale rispetto al livello di altri servizi…ma ho già detto più volte di come nella sgangherata Bruxelles ci si possa muovere tranquillamente a tutte le ore del giorno e della notte anche se non si possiede un’auto.
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Quello che, però, continua a stupirmi, nonostante sia perfettamente in linea con lo stile belga (ovvero “…sais pas…c’est la catastrophe”) è lo stato di manutenzione di alcune molte stazioni metro.
Già è facile notare come una parte della rete (sto parlando della zona Ovest, quella che serve i Comuni generalmente ritenuti “meno fortunati”) sia notevolmente più recente rispetto al resto, che ormai ha più di trent’anni – e li dimostra tutti- ed è impressionante il come anche nelle zone più chic l’ entrare in una stazione possa far cadere le braccia.
Voglio dire:
Bourse è una stazione adatta a rappresentare l’immagine di un centro storico con una Grand Place classificata Patrimonio Universale dell’Unesco?
Arrivare a Schuman è davvero…arrivare in Europa? E qualcuno ha memoria di come apparisse Art-Loi prima di diventare la nuova Beirut?
Qualcuno si ricorda di un giorno nel quale TUTTE le scale mobili di Merode abbiano funzionato?
E dei secchi per raccogliere le infiltrazioni d’acqua a Rogier, vogliamo parlarne?
Non vi fa impressione percorrere la tetraggine di Montgomery, soprattutto andando a prendere i tram verso Tervuren?
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Eppure…le stazioni dovrebbero essere, in più, una galleria d’arte accessibile a tutti nel quotidiano: infatti nella metropolitana di Bruxelles ci sono più di OTTANTA opere d’arte di ogni tipo e materiale, sparse a decorare le halls, le biglietterie, le banchine di accesso ai binari ed i corridoi di collegamento.
Eccovene qualcuna random…per tematiche.
Peace & Love
- Parvis de Saint Gilles, Françoise Schein – Diade
Dopo averlo fatto in varie città, Françoise Schein non poteva non mostrare la sua passione per la Dichiarazione dei Diritti Umani anche a Bruxelles,la sua città natale. L’opera nella stazione del Parvis de Saint-Gilles presenta il testo integrale della dichiarazione, senza punteggiatura, in grandi lettere bianche su sfondo di piastrelle blu. Una piscina di diritti umani, ecco.
- Lemonnier, Hamsi Boubeker – Les Mains de l’Espoir
Potrebbero sembrare tattoos à l’henné, oserei dire in tema con la cultura dominante del quartiere…ma c’è molto di più. Per anni l’artista ha raccolto calchi di mani in una novantina di Paesi; reinventandoli sul leit-motiv grafico del tatuaggio tradizionale e ingrandendoli in tre grandi serie, ha voluto simboleggiare il desiderio di pace nel mondo. L’opera d’arte è stata restaurata al fine di mostrare Bruxelles come capitale culturale, nel 2000.
- Gare du Nord, Johan Muyle – I promise you (‘r) a miracle
1200 m2 con una grafica contemporanea e chiari riferimenti alla fotografia e al cinema, che vogliono essere una rappresentazione del mosaico multiculturale che sono Bruxelles ed il Belgio in generale, ripercorrendo la rivisitazione in chiave moderna e multilingue di alcune parabole, pur chiarendo che non ci deve essere una tematica religiosa e che ciascuno è autore del proprio destino. E sbrigati, che perdi il bus…e poi in questo quartiere un miracolo ti serve davvero.
Fumetti? Sì, grazie
- Stockel, Hergé – Tin Tin dans le Métro
Che, ce lo dimentichiamo che Bruxelles è la capitale del fumetto ? Un po’ forse sì, perché l’hanno piazzata ad un capolinea sperduto, quest’opera di Hergé –disegnata poco prima della sua morte- che poi così piccola non è…Due bassorilievi da 135 metri ciascuno, posizionati sulle pareti della piattaforma centrale, con oltre 140 personaggi presi da 22 album di Tintin, che diventano protagonisti di scene a grandezza naturale in un ambiente fantastico e affascinante.
- Porte de Hal, François Schuiten – Le passage inconnu
L’opera evoca i lavori dello Schuiten fumettista, rappresentando giocosamente la Capitale con l’architettura di “Brüsel” (un album della serie “Cités oscura”) e piazzandoci un bel po’ di vecchi tram che sembrano uscire dalle pareti della stazione, trasformando la metropolitana in un collegamento tra il passato e il futuro. Cccci piace!
Il “come eravamo”…o forse
- Bourse, Paul Delvaux – Nos vieux trams bruxellois
In oltre tredici metri, ogni elemento contribuisce a creare quell’atmosfera di memoria e di malinconia che è tipica di Delvaux. Qui vengono rievocati i vecchi tram di Bruxelles della sua giovinezza, e la sua nostalgia questa epoca. A noi fa venire nostalgia di quell’epoca nella quale la metro a Bourse poteva sembrare decente…
- Clemenceau, Joseph Willaert – Promenade
I dipinti vogliono darci l’illusione di non essere più sottoterra, ma di essere stati teletrasportati in un contesto naturale arcaico rivisitato in chiave pop. Talmente naif da ricordarti la grafica del Mulino Bianco…e ti chiedi se i vandali del quartiere l’abbiano risparmiato proprio per questo.
Panorama e still-life
- Gare Centrale, Daniel Deltour per MA2
Qui la Stib non c’entra! La galleria di collegamento tra la parte Stib e Sncb va comunque ricordata. Inaugurata un paio d’anni fa, il passaggio dal lerciume della parte metro alla luminosità delle fotografie metropolitane di Deltour, morto prima di poterle vedere in opera, fa ripensare al buon vecchio Dante con cui “uscimmo a rivedere le stelle”.
- Aumale, Jean-Paul Laenen – Metrorama 78
Due gigantografie che si fronteggiano a testimonianza del passato, una con le immagini del cantiere di costruzione della stazione stessa, l’altra che ricorda com’era il quartiere all’epoca.
- Ceria-Coovi, Marin Kasimir – Interurbain
In quest’opera del 2003 è la tecnica “panorama” a farla da padrone. Con l’aiuto di due immagini che si fronteggiano, i passeggeri si ritrovano in una rappresentazione della realtà nella quale hanno davvero l’impressione di poter entrare, uscire e toccare con mano. Le due immagini in questione (il Campus CERIA ad Anderlecht e la Place de la Monnaie in centro) sono chiaramente in contrasto spazio-temporale…ma chissenefrega.
- Gare de l’Ouest, Stephan Vanfleteren – Mode in de Metro
Una galleria di tredici ritratti in bianco e nero, sottolineati da neon colorati, che dalla banchina verso Beekkant mostrano creazioni di grandi stilisti belgi (quali Olivier Strelli, Christophe Coppens, Marina Yee, Annemie Verbeke, Jean-Paul Knott, Sofie d’Hoore, Sandrina Fasoli, Cathy Pill, Erik Verdonck e Delvaux) indossate da “modelli per un giorno”… potremmo tranquillamente incrociarli di nuovo sui vagoni, visto che sono state pescati tra i pendolari Stib.
Piastrelle come se piovesse
- Maelbeek, Benoît (van Innis) – Portraits
Costati un botto, disegnati in bianco e nero su pannelli ceramici, gli otto ritratti incriminati hanno fatto polemica. Vogliono rappresentare i volti anonimi dei passeggeri in attesa della metro, proprio quelli che al posto delle opere d’arte forse vorrebbero pagare meno i biglietti.
- Simonis, Berlinde De Bruyckere – Four sizes available see over
Un motivo riconoscibile per molta gente, uomo della strada incluso, senza troppe complicazioni…piastrelle che rappresentano tappeti, coperte e carta da parati, in un’armonia di colori e tonalità talmente semplice da non risultare poi così ovvia.
- Merode, Jean Glibert – Carrelage Cinq
Colore, colore, colore… progettata in cinque colori (giallo, arancio, rosso, marrone e blu), in un materiale poco costoso, di facile posa, manutenzione e pulizia, eccoci un’opera d’arte lunga un centinaio di metri, della quale non molti si accorgono…ma che sembra cambiare a seconda del punto di vista.
Vetrate e compagnia bella
- Horta, Jean-Pierre Hoa (feat. Victor Horta…) – Hommage à Victor Horta
Questa stazione della linea pre-metro 3 e 4 è decorata con balaustre e vetrate provenienti proprio dalla Maison du Peuple e dall’Hôtel Aubecq -entrambi disegnati da Horta- integrate efficacemente nell’architettura dell’edificio secondo i disegni di Jean-Pierre Hoa, in una perfetta rievocazione dello stile Liberty.
- Beekkant, Guy Vandenbranden – Compositie
Non male la ripetizione costante di forme geometriche ed i colori vivi che quest’artista bruxellois ha scelto per decorare una “cattedrale” dei trasporti, soprattutto quando la vetrata viene attraversata dai raggi solari e proietta i giochi di luce cangiante sulle banchine.
Pop, metalli e…opere del tubo
- Botanique, Emile Souply – Tramification fluide / Tramification syncopée
Simboleggiando proprio il traffico della metropolitana, eccoci ad una miriade di tubi di acciaio trattati con vivaci colori a smalto che, con differenti percorsi e diversa ritmicità, evocano le linee del tram (Botanique era una stazione pre-metro).
- Roi Badouin, Philippe Decelle – Vol de Canards
Quest’opera d’arte, costituita da 31 anatre stilizzate fatte in tubi d’alluminio e beatamente appese al soffitto della stazione, si basa sull’idea di ripetizione, quali possono essere anche l’arrivo e la partenza dei treni della metro.
- Thieffry, Félix Roulin – Sculptures
L’artista voleva creare un opera d’arte-oggetto che tutti gli utenti della stazione potessero toccare, muovere o utilizzare per sedersi. Non sempre tutto va come dovrebbe…ma resta il fatto che il concetto di rappresentare il mondo industrializzato che scaturisce dalla terra con un groviglio di acciaio Corten è d’impatto notevole.
- Bourse, Pol Bury – Moving ceiling
Stavolta non se ne escono dal pavimento, ma dal soffitto! 200 m2 “tutti tempestati” di tubi a gomito in acciaio inox, con finitura opaca all’esterno ma lucida all’interno, pronti a ritrasmettere la luce, deformare i riflessi degli oggetti e soffiare a sorpresa con le correnti d’aria.
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- Belgica, Camiel Van Breedam – Belgica
Un invito all’immaginazione…tema, la famosa nave che esplorò i territori del Polo Sud alla fine del XIX secolo. Mattoni di Boom (città natale dell’artista), acciaio corten e sette archi composti da tubolari verniciati a smalto nei colori dell’arcobaleno costituiscono un invito alla riflessione sull’importanza di preservare l’Antartide per il suo ruolo ambientale e climatico.
Cavi, reti, e chi più ne ha più ne metta
- Veeweyde, Tapta (Maria Wierusz-Kowalski) – Voûtes flexibles
Quattro strutture identiche in cavi d’acciaio, che si integrano molto bene nello spazio e non ne impediscono la visuale. Un’opera d’arte semplice e allo stesso tempo complessa, pure elegante, che proietta ombre dinamiche sulle pareti e rappresenta la metamorfosi dello spazio.
- Delacroix, Thierry Bontridder – Cohérences
Tutto ha una logica e tutto va verso una direzione. Quale ambientazione migliore di una stazione della metropolitana, un luogo di passaggio, per piazzare una riproduzione del movimento essenziale dell’universo, rappresentato con una spirale che ruota intorno al proprio asse e con le fasi lunari?
Quelli che non vorresti incontrare di notte
- Stuyvenberg, Yves Bosquet – Stuyvenbergh
Il castello omonimo, nelle vicinanze, è stato l’ultima residenza della regina Elisabeth, e le sculture in ceramica ne rappresentano alcune scene della vita, riproducendo anche alcuni dei personaggi a lei vicini (Albert Einstein, Emile Verhaeren e Jules Bordet, per esempio), contestualizzandola pure –con un bel tocco di cemento, che male non fa– nelle ambientazioni principali dei due palazzi reali e del Royal Conservatory of Music.
Sarà anche storia, ma nelle giornate più cupe o la sera tardi diventa quasi spettrale.
- Comte de Flandre, Paul Van Hoeydonck – 16x Icarus
Per oltre trent’anni, l’artista è stato affascinato dai manichini, sì, proprio tipo quelli dei crash-tests …e si vede. “16x Icaro” è composto da sedici personaggi che pendono e svolazzano dal soffitto, a varie altezze; rigidi ma allo stesso tempo dinamici, vogliono evocare il movimento e la corrente planetaria. Sperando che non ci atterrino addosso…
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Effettivamente sono delle opere d’arte…
una delle più belle, secondo me, è quella sorta di inno al futurismo che è la stazione di Hankar… e devo ammettere che quella di Comte de Flandre è davvero inquietante…
Complimenti per i contenuti del blog, interessanti e mai banali 🙂