Auschwitz e Birkenau: il silenzio di Dio4 min read

Abbiamo riso, scherzato e fatto gli ignoranti. Ma ora è il momento di raggiungere Auschwitz e Birkenau. Distano appena 60 km da Cracovia, per questo decidiamo di non sfruttare il pass. Compriamo un biglietto di andata e ritorno al modico prezzo di 6 euro e saliamo sul treno. Anche se Paolino, ingolosito dal prezzo irrisorio, decide di scialacquare senza motivo e ne compra  due in più (a persona, claro) per l’andata. Il regionale polacco, detto er moviola, è lentissimo: ferma in tutte le stazioni, pure nei villaggi che hanno un marciapiede al posto della piattaforma.

Comunque non ci lamentiamo, si viaggia comodi nonostante i sedili siano un po’ vintage e poi dopo appena 3 ore (tre ore!) arriviamo puntuali ad Oswjecim. Il campo di concentramento( ma i polacchi lo chiamano museo) dista qualche km dalla città nuova. Ci sarebbe la possibilità di raggiungerlo a bordo di un apecar rosso fiammante in servizio per i turisti. Ma ci sembra una cosa troppo ignorante anche per noi. Per questo ripieghiamo su un più sobrio bus pubblico (biglietto a bordo, 2,5 zloty).

Auschwitz

Quando scendiamo alla fermata “museo”, la sensazione è quella di aver sbagliato strada. Sì, perchè il campo di concentramento si trova in un quartiere tranquillo, punteggiato da villette ordinate e giardini pubblici dove i bambini corrono liberi. Sembra assurdo immaginare che 60 anni fa, a pochi metri da questo idillio, ci fosse una fabbrica di morte in piena attività. Un lungo viale ci conduce all’ingresso del lager. Ai lati tante macchine parcheggiate, nessuna italiana.

Entriamo: c’è la fila. La visita al campo e al museo è gratuita solo a partire dalle 15:00. Siamo in largo anticipo. Allora propongo di prendere la navetta (gratuita) che porta dritto a Birkenau. Se avanzerà tempo, torneremo ad Auschwitz, ma non sarà possibile. Una forza magnetica ci spinge verso Birkenau. E presto scopriremo perchè.

Auschwitz-Birkenau ingresso campo di sterminio
Birkenau: ingresso del campo di sterminio

Birkenau

L’impatto è devastante: un binario, ora morto, ci guida dritto all’ingresso di Birkenau. Questa era l’ultima fermata per ebrei, oppositori politici, zingari, omosessuali e tanti altri. Non ci mettiamo molto a capire la differenza tra un Konzentrationslager e un Vernichtungslager, tra un campo di concentramento come Auschwitz e uno di sterminio come questo. Già, Birkenau era un mattatoio a cielo aperto: una volta arrivati lì, la maggior parte dei prigionieri finiva dritta nelle camere a gas e poi nei forni. Il campo è enorme e servono almeno 3 ore per visitarlo, sommariamente, tutto.

Sempre che si abbia la forza e la volontà di farlo, perché è un viaggio nell’abominio umano. Tutto è morte, silenzio e simmetria. Soprattutto simmetria, cioè questa disposizione geometrica, così razionale da sfiorare la follia, ci toglie il fiato. Baracche, forni e camere a gas giacciono su invisibili assi paralleli a testimoniare la pianificazione scientifica dello sterminio di massa.

La stanza delle foto

Entriamo in una baracca. E’ apparentemente spoglia. Ma non è così: c’è una parete che raccoglie un enorme numero di foto dei deportati. Quei freddi numeri tatuati sulla pelle hanno un volto. E ci osservano. Su un lato c’è la storia della famiglia Huppert. C’è la foto del più piccolo, avrà sì e no, un paio d’anni. Il padre ha scritto su un angolo la data 1939 e un augurio:” Che possa vivere 100 anni”. Non accadrà e anche il bambino diventerà una vittima della Shoah.

Usciamo sconvolti, ci imbattiamo in uno stagno dalle acque limacciose. Lì venivano disperse le ceneri dei morti. Il resto in un campo poco distante. Ci sono due stele che ricordano le vittime. Ogni parola incisa nella pietra è una pugnalata allo stomaco. Paolino raccoglie un fiore e lo pone ai piedi del monolite, io invece una sassolino sulla parte superiore, secondo il rito ebraico.

Auschwitz Birkenau lapide delle vittime dell'Olocausto
Birkenau: lapide in memoria delle vittime dell’Olocausto

 

La birra in stazione

Lasciamo Birkenau con un grande interrogativo: com’è stato possibile cancellare milioni di esseri umani e oltre un millennio di civiltà? Non sappiamo rispondere. E forse non spetta neanche a noi farlo. Ritorniamo in stazione. Abbiamo fame e compriamo nel supermercato di fronte patatine e birre. Rientriamo in stazione e mentre aspettiamo il treno iniziamo a bere. Si avvicina un poliziotto che indica la birra. Paolino pensa che voglia fare un sorso e gliela porge.

No, in realtà ci intima di uscire: secondo la legge polacca è proibito bere in luogo pubblico. Paese che vai, usanze che trovi! Ok, in questa tappa del diario abbiamo raccontato un evento tragico della storia umana. Dalla prossima puntata torneremo a essere ignoranti. Ma era doveroso condividere con voi quello che abbiamo visto.

Birkenau: il campo di sterminio
Birkenau: il campo di sterminio