Il Cilento austriaco, Giambattista Vico e la filosofia.

Il Palazzo Vargas, dove Vico soggiornò

All’estinzione della linea di regnanti spagnoli della Casa d’Austria cominciata con Carlo V, la corona di Spagna passa, con Filippo V, alla Casa di Borbone (il bisnipote del Re Sole). Nel Regno di Napoli, invece, forte è l’appoggio a Leopoldo I d’Asburgo, degli Asburgo d’Austria.

Con il Trattato di Utrecht del 1713 che risolve la Guerra di successione spagnola, Napoli passa a Carlo VI d’Asburgo: si inaugura quindi il periodo austriaco.

È proprio in questo passaggio storico tra Seicento e Settecento che da Napoli arriva nel Cilento, a Vatolla per l’esattezza, quel grande pensatore che fu Giambattista Vico: di nuovo, la filosofia è protagonista nel Cilento.

Nella sua Autobiografia, dove parla di sé in terza persona, il filosofo spiega come, conosciuto ad Ischia il vescovo Geronimo Rocca, ricevette da costui il “gancio giusto” per diventare precettore dei figli del fratello Don Domenico Rocca, Marchese di Vatolla, e di soggiornare così “in un castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria”, in quelli che, nelle stesse parole del Vico, furono gli anni in cui fece il maggior corso degli studi suoi.

Il Cilento, bellissimo sito, perfettissima aria, terra di miti cui ben si adatta il meccanismo mentale con cui Kant spiega il sentimento del ‘sublime’. Colline e basse terrazze da cui è possibile vivere la spiazzante esperienza della sproporzione tra un’esiguità percepita e una smisuratezza pensata:

“Andava egli frattanto a perdere la dilicata complessione in mal d’eticìa, ed eran a lui in troppe angustie ridotte le famigliari fortune, ed aveva un ardente desiderio di ozio per seguitare i suoi studi, e l’animo abborriva grandemente dallo strepito del fòro, quando portò la buona occasione che, dentro una libreria, monsignor Geronimo Rocca vescovo d’Ischia, giureconsulto chiarissimo, come le sue opere il dimostrano, ebbe con essolui un ragionamento d’intorno al buon metodo d’insegnare la giurisprudenza. Di che il monsignore restò così soddisfatto che il tentò a volerla andare ad insegnare a’ suoi nipoti in un castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria, il quale era in signoria di un suo fratello, signor don Domenico Rocca (che poi sperimentò gentilissimo suo mecenate e che si dilettava parimente della stessa maniera di poesia), perché l’arebbe dello in tutto pari a’ suoi figliuoli trattato (come poi in effetti il trattò), ed ivi dalla buon’aria del paese sarebbe restituito in salute ed arebbe tutto l’agio di studiare.

Così egli avvenne, perché quivi avendo dimorato ben nove anni, fece il maggior corso degli studi suoi, profondando in quello delle leggi e dei canoni, al quale il portava la sua obbligazione”.

In quel luogo agreste, rappresentazione viva e concreta di certi principi tanto in voga allora (si parla in letteratura di Età dell’Arcadia), Vico ha la possibilità di accesso ai migliaia di volumi della biblioteca del Convento della SS. Pietà, di leggere Platone e il platonismo italiano (Ficino, Pico, Patrizi), Sant’Agostino, di approfondire gli studi aristotelici e scotisti, nonostante la dichiarata avversione per Aristotele e la Scolastica. E ancora: le opere di Botero, di Bodin, di Tacito, uno dei quattro maestri,  insieme a Platone, Bacone e Grozio, cui si ispirerà per tutta la vita.

Lontano dalla città, ama quell’isolamento dove non c’erano maestri, quelle selve dove “le mode” filosofiche e letterarie, che cambiavano il gusto troppo frequentemente, semplicemente non arrivano:

“Il Vico benedisse non aver lui avuto maestro nelle cui parole avesse egli giurato, e ringraziò quelle selve, fralle quali, dal suo buon genio guidato, aveva fatto il maggior corso dei suoi studi senza niun affetto di setta, e non nella città, nella quale, come moda di vesti, si cangiava ogni due o tre anni gusto di lettere. […] Per queste ragioni il Vico non solo viveva da straniero nella sua patria, ma anche sconosciuto”.

Tutto questo, mostrando un’attenzione maggiore alla realtà, per niente “arcadica”, attenzione formatasi dalla lettura di Lucrezio, durante i suoi soggiorni nel Cilento.

Di ispirazione lucreziana è la famosa canzone “Affetti di un disperato”, perché preda di un amore non corrisposto per la giovane discepola Giulia Rocca, figlia del Marchese, per la quale scriverà nel 1695 anche un epitalamio per le sue nozze con Giulio Cesare Mezzacane, Principe di Omignano. La passione non corrisposta per la giovane fanciulla è stata, per alcuni studiosi, il motivo del trasferimento del filosofo a Napoli.

Tra questi alberi di Cilento, specie sotto l’ulivo secolare della piazzetta di Vatolla, riconosciuto come Monumento nazionale e sotto la cui ombra, secondo la tradizione, amava stendersi a scrivere, si può trovare un Vico grande esploratore del pensiero e del sapere umano e nel contempo un Vico uomo, maestro e allievo di se stesso; guida dei suoi primi allievi e della bellissima e giovanissima Giulia.

Trecento anni dopo, il retaggio vichiano è ancora molto sentito in paese, tanto da intitolargli strade e piazze, un po’ come avviene a Recanati con Leopardi.

Vincenzo Pepe, ordinario di Diritto costituzionale comparato alla Seconda Università di Napoli, ha creato proprio nelle sale di Palazzo Rocca, oggi denominato Vargas, una Fondazione culturale dedicata al grande pensatore partenopeo. L’intero borgo è un “ecomuseo” a cielo aperto, che preserva intatte le tracce del grande filosofo.

La bellezza e l’importanza storica del borgo di Vatolla non si limitano, però, all’essere luogo “Ove germogliò l’idea della scienza nuova”.

“Viculus Vatulanus” vanta origini romane, ed è uno dei borghi più antichi di tutto il Cilento. Leggenda vuole che nel luogo di un tempio dedicato a Bacco sia stata eretta nel 1019 la bellissima Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che non a caso presenta sulla facciata due pannelli romani: il primo, a sinistra, riporta l’immagine di Pan, mentre a destra sono rappresentati Sileno, Dioniso e lo stesso Bacco.

È poi in epoca longobarda, precisamente nel 994, che appare menzione di un luogo chiamato “Betulla”: come detto in un precedente post, infatti, il Castello di Vatolla è un’arimannia longobarda, guarnigione di confine divenuta poi fara, una volta che la sua funzione prettamente militare si amplia fino a diventare insediamento stabile.

Dal XII secolo, Vatolla diventa feudo degli onnipresenti Sanseverino fino alla loro caduta in disgrazia con Ferrante. Appartiene allora ai Di Costanzo, ai Prignano, ai Griso baroni di Celso e Galdo, ai Del Pezzo, fino appunto ai Rocca che ospitarono Vico, e passerà nel 1767 ai Vargas Machuca, nobili spagnoli di origine asturiana, cui si deve l’attuale nome del Palazzo, dalla tradizionale tipologia cilentana a corti terrazzate.

Nei saliscendi possibili in questo paesino dai mille gradini, dove Vico intuisce la realtà, la storia governata da leggi, in queste selve di Cilento nasce l’evoluzione del pensiero, quell’illuminismo napoletano che porterà, un secolo dopo, alla Repubblica del 1799.

In questi luoghi prende forma, germoglia “l’idea della scienza nuova”. Ancora la filosofia, la cultura, che fiorisce nel mezzo della più piena natura, come un paio di millenni prima, quando il Cilento aveva dato i natali a quel Parmenide di Elea, che per Hegel è il fondatore del pensiero occidentale.

E a chi scrive piace pensare che il seme di un’altra rivoluzione del pensiero sia lì, assieme alle piante che sempre tornano a germogliare, ad attendere il momento propizio in cui menti illuminate, aperte, libere lo facciano rifiorire ancora una volta.

Pubblicato da cilentofortravellers

Dietro questo blog si nasconde la penna di Gisella Forte, scrittrice freelance, blogger per passione, "viaggiatrice d'occidente" con casa, amici e piante su varie sponde del Mediterraneo, cilentana doc innamorata ovunque delle sue radici e dei tramonti sul suo mare. Parlare di Cilento è atto dettato dalla volontà di divulgare, far conoscere, far fruire un territorio bellissimo e ancora quasi "sconosciuto".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Content is protected !!