A volte penso che il segno più certo dell’esistenza di vita intelligente in qualche parte dell’universo sia il fatto che nessuno di loro abbia cercato di contattarci.
Bill Watterson
Forse parlare di alieni descrivendo la cascata del pendolino è un po’ esagerato, c’è chi l’ha definito il teschio di un gorilla, ma la trovo un’idea troppo poco realistica.
Pensate che definire la cascata del Pendolino e rinominarla come la cascata di Alien sia esagerato?
Ne parliamo strada facendo, passo dopo passo e poi, quando questa meraviglia vi si paleserà davanti, tirerete le vostre conclusioni.
Il percorso è breve e il racconto sarà breve, giusto il tempo di leggerlo lungo il sentiero visto che è un sentiero adatto a tutti, facile facile, perfetto per quelle giornate invernali dove non si vuole proprio decidere a piovere e uno rimane a guardare le nuvole nere pensando che magari due passi si riescono a fare.
Questo mini percorso, è magico. Il bosco per arrivare alla cascata è verde, di un verde che ricorda molto Candalla.
Nessuna salita, nessuna difficoltà, solo la magia di vedere questa bellissima cascata con il suo scheletrico protettore.
Perché il fatto che il luogo dove la cascata si infrange sia un teschio, è talmente evidente da essere quasi banale. Va bene, è un teschio di pietra, ma sempre un teschio è! Che sia il protettore della cascata lo dico io, ma la trovo un’idea romantica, quindi lasciatemi sognare un po’.
La cascata del pendolino o della pendolina tra storia, mito e leggenda
E’ sicuramente un posto incantato e lo dimostra il fatto che la cascata del pendolino abbia ispirato alcuni versi del famoso poeta Neruda:
“Di tutto quello che esiste sopra laterra, pietre, edifici, garofani, di tutto quello che vola nell’aria, nubi, uccelli, di tutto quello che esiste sotto la terra, minerali, morti, non esiste niente tanto fuggitivo, niente che canti come una cascata”
Come spesso capita, la cascata pare si sia generata a seguito di un terremoto dovuto alla forte sismicità della zona, ma qua stiamo entrando in una terra che ama di più i racconti fatati che non la scienza. La cascata del Pendolino ha una leggenda tutta sua. Come se non bastasse lo splendore dei suoi 100 metri di salto!
La leggenda della cascata del pendolino
Era una giornata grigia, le nuvole minacciavano di far cadere sulla terra tutta l’acqua che era nascosta nelle cantine celisti. Capisco vi sembri strano, ma con i tempi che corrono esistono cantine celesti per l’acqua quanto per il vino! Un fulmine sguarciò il cielo e un tuono rimbombò nel bosco. Due fratelli, poveri, ma ricchi di cuore, si trovavano alle pendici del monte Gragno per fare legna quando vennero sorpresi dal terribile uragano. Si ripararono in una delle tante grotte che si trovano in quel luogo. Ad un tratto arrivarono due donnine avvolte in mantelli grigi e con in mano dei grossi cesti pieni di cenere. I due giovani corsero ad aiutare le donne, gli presero le ceste e le accompagnarono al sicuro dalla pioggia. Quando l’uragano finì, le due donne si rimisero in cammino. Prima di partire, regalarono ai generosi fratelli una tazza di legno ciascuno dicendogli:
“Se riuscirete a riempirla d’acqua e a farvi specchiare la luna piena del mese di maggio, un sentiero d’argento vi guiderà ad una sorgente dove troverete un grande tesoro.”
Le donne in realtà erano due fate e i fratelli, che le avevano riconosciute, appena venne la luna piena di maggio, si inerpicarono sul monte Gragno, riempirono le loro tazze e dalla cima del monte, libera dagli alberi e dalle foglie del bosco, riuscirono a far risplendere al loro interno la luna piena. Subito un fascio di luce argentata diventò sentiero e i due ragazzi cominciarono a correre per seguirlo. Ad un certo punto si trovarono davanti una cascata gigantesca, che spaccava le sue acque su un grande teschio di pietra. L’acqua non si fermava, ma continuava il suo impetuoso corso fino a una pietra piatta poco più in basso. I fratelli capirono che il tesoro doveva essere proprio lì. Una pietra alla volta costruirono un mulino che non si fermò mai. Non vide siccità, nè rotture. Funzionò sempre. Regalando ai due fratelli una bellissima vita.
Si racconta che durante la luna piena di maggio, le fate scendano lungo i flutti del fiume fino al mulino. Lì giocano, bevono e fanno scorta di acqua. C’è chi azzarda a dire che in quelle notti l’acqua diventi anch’essa magica, magari concederà di vedere il mondo fatato, oppure di trovare il tesoro nascosto sotto il mulino. Nessuno lo sa e chi ha provato sorride e non racconta a nessuno cosa abbia trovato.
Questa è una leggenda che ho trovato sul web. Ringraziamo Paolo Marzi per avercela raccontata, la nostra versione è un po’ diversa, ma a lui dobbiamo l’inizio della nostra ricerca.
Coma mai si chiama la cascata del pendolino
E’ necessario, prima di arrivare a descrivervi come si raggiunge la cascata e alla mia personale visione di questo posto raccontarvi perché si chiami cascata del “pendolino”.
Non vi sono molti dubbi a dire il vero una volta che uno si trova lì. Basta un piccolo soffio di vento, ne basta davvero poco e il getto si sposta anche di alcuni metri.
Quando ci sono le giornate ventose è possibile ammirare il getto che si sposta a destra e a sinistra proprio come un pendolino.
Se a raccontarlo sembra quasi scontato e anche un poco banale, vi assicuro che vederlo lo è molto meno!
Come si arriva alla cascata del pendolino
Vi metto il percorso completo che trovate su Wikiloc :
Se sul navigatore mettete Fabbriche di Vergemoli, usciti dal paese in direzione Busdagno dopo poco trovate sulla destra un piccolo parcheggio con il mulino del racconto.
Il percoso che vi ho condiviso come vedete è azzigogolato, ma quello perché ci siamo divertiti a esplorare un po’ il luogo.
Sono circa 2 km in totale. E’ scivoloso, facile, ma scivoloso.
La cascata del Pendolino o anche detta la cascata di Alien
Diario di Meloch giorno 3216 dal primo contatto
Mi sta bene. Ho compiuto il mio lavoro.
Questa è la mia ultima trasmissione.
Questo mondo forse non ne vale la pena, ma forse, l’accellerare del battito del loro cuore, nasconde un segreto più grande di quello che posso comprendere io.
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Consiglio dell’esploratore
Guardate sempre dagli occhi di chi vi guarda
per poter capire davvero cosa sta vedendo