Il Cilento è uno straordinario esempio di paesaggio culturale, luogo di soglia e contaminazione tra ecosistemi e culture euromediterranee, di enorme interesse naturalistico per la sua conformazione orografica, la sua geologia, la sua fauna e la sua flora, ricco di testimonianze di insediamenti preistorici, luogo d’incontro in epoca storica di popoli e civiltà diversi (autoctoni, Lucani, Greci) e sede di siti archeologici carichi di suggestioni architettoniche e filosofiche.
Il territorio del Cilento, per la sua bellezza, per le sue sculture rupestri, per gli insediamenti umani del Paleolitico, per le sue necropoli, gli impianti urbani, i santuari, le manifatture, i monasteri, e per tanto altro ancora, a giusto titolo è stato definito “paesaggio vivente”: «Posto al centro del Mediterraneo, ne è il Parco per eccellenza perché, come questo mare, è il luogo millenario di compenetrazione ambientale e di incontro delle civiltà».
Tanto prestigioso riconoscimento viene dall’UNESCO, ed è valso al Cilento lo status di Patrimonio dell’Umanità. Il Parco per eccellenza del Mediterraneo è il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, casa comune di tutti i popoli del Mare Chiuso fra le Terre.
Da millenni il Cilento ha ispirato poeti e cantori. Le sue coste sono state la “location” di tanti miti: basti pensare alle Sirene, mitiche incantatrici di Ulisse, a Palinuro nocchiero di Enea, caduto in mare per incauto sonno ed eternato da Virgilio, a Kamaraton ninfa tanto bella quanto crudele, dal cuore di pietra e per questo trasformata da Venere in una pietra, la roccia su cui oggi sorge Camerota.
E da millenni il Cilento è stato un punto di incontro cruciale di popoli, culture, tradizioni: qui l’umanità ai suoi primordi ha trovato ricovero, e da allora qui, tra mari e monti, l’uomo è stato una presenza costante in sinergia con il territorio. Questa terra meravigliosa, ancora troppo sconosciuta ai più, per anni isolata, è stata terra conosciuta, abitata, amata, da Lucani e Greci, da Enotri e Romani, da Goti, Bizantini, Longobardi, Saraceni, Angioini, Aragonesi, Bulgari, Spagnoli, Austriaci, Francesi…
Queste presenze continuano ancor oggi ad esserci nelle tradizioni popolari, fervida prova dell’intreccio tra ancestrali riti pagani e cristianesimo, e nel dialetto, che il glottologo di fama mondiale Gerhard Rohlfs ha studiato nei suoi lunghi soggiorni a Pisciotta, rintracciandovi tracce che dal latino e greco attraversano tutte le dominazioni subite.
Per fare solo qualche esempio, crai è dal latino cras: domani; buffetta, cioè tavola, è chiaramente il francese buffet; éramo, cioè la voce verbale eravamo corrisponde pienamente alla stessa voce verbale spagnola éramos, il corrispondente dialettale di “esci fuori” è identico al catalano camina fora, a’ putica per indicare la bottega è il greco apotheke (deposito), malazeno per indicare la stalla è l’arabo mahlal-azem (ricovero per animali), e i vari “pass ‘dda” e “scitt’dda” usati per scacciare rispettivamente il cane e il gatto, non hanno una precisa traduzione in italiano (solo ‘dda sta per via,vai via), ma in bulgaro pass significa cane e scitt significa gatto…
Uomo, storia, natura e cultura: viaggiare per il Cilento vuol dire allora (ri)scoprire l’animo profondo, una sorta di Sé biologico di tutto ciò che, da migliaia di anni, appartiene al Mediterraneo.