Quando la Natura si fa maestosa: il Parco del Cilento.

Parlare di natura nel Cilento potrebbe richiedere non giorni, ma anni.

La biodiversità che è possibile riscontrare in quest’angolo di Sud è talmente ricca, complessa e preziosa da aver portato all’istituzione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Non è un parco qualsiasi (anche perché non ne esistono), ma uno scrigno di tesori preziosi.

È l’Area Protetta più grande d’Italia. È il primo Geoparco istituito in Italia. È Riserva Marina Mondiale di Biosfera. E soprattutto, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO, ed è l’unico ad unire tutte queste caratteristiche, in tutto il bacino del Mediterraneo.

Oltre centottantamila ettari di estensione terrestre con una variegatissima orografia cui si aggiungono oltre 9000 ettari di riserve marine, un paesaggio dove aree costiere, montagne, valli, fiumi, foreste, inghiottitoi, rupi, canali creano un’incredibile varietà di ambienti.

Il risultato? Un territorio dove sono autoctone più di 600 specie faunistiche, 63 di interesse comunitario, 10 delle quali di interesse prioritario perché in via di estinzione, come il lupo o la lontra; oltre 1800 specie vegetali in 25 habitat, in più del 10% dei casi endemismi rari come il Giglio marino e rarissimi come la Finocchiella di Lucania e soprattutto la Primula Palinuri, un vero e proprio relitto glaciale vivente, sopravvissuto solo qui all’ultima glaciazione, la cui fioritura precoce alla fine dell’inverno ha un’importanza capitale per i primi insetti impollinatori, all’inizio di ogni primavera.

La flora del Parco è assolutamente unica, e anche quando si parla di piante relativamente comuni c’è sempre qualcosa di particolare se si tratta di Cilento: ad esempio, di certo la betulla non è un endemismo, ma solo nel Cilento è possibile osservarla insieme al bosso e all’abete bianco.

Endemismo unico è invece la Ginestra del Cilento (Genista cilentina), che cresce sulle rupi costiere insieme alla macchia, gariga che in collina si veste di lentisco, mirto, erica, corbezzolo, cisto, e via salendo verso la montagna cede passo a foreste, di carrubo, di pino, di leccio, di acero, di ontano, di carpino, di castagno… in alto fin dove incontrastato regna il faggio.

La compresenza in uno spazio così ristretto di ambienti marini e di montagna permette di poter osservare un numero di specie difficilmente superabile per quantità e qualità: il Cilento racchiude in sé oltre il 30% di tutta la flora italiana, con delle emergenze naturalistiche a livello mondiale.

Tanto per citare l’esempio più lampante, e proprio perché siamo in maggio, epoca della loro fioritura, su 319 specie di orchidee censite in tutta Europa, 256 si schiudono spontanee nella Valle delle Orchidee di Sassano, nel Vallo di Diano. La bellezza offerta dallo spettacolo della loro fioritura, i profumi che si respirano semplicemente camminando, la sensazione che si prova, non trovano parole degne per raccontarsi.

La fauna che si può osservare con la stessa impressionante facilità lascia letteralmente basiti tutti coloro che arrivano nel Cilento per la prima volta, ed è ovvio che sia così, perché non capita ovunque di vedere il cinghiale, il cervo, il lupo, la lontra, la volpe, il rarissimo gatto selvatico, la salamandrina con gli occhiali, l’altrettanto rarissima lepre italica e la coturnice, prede d’elezione di quel magnifico predatore dell’aria che è l’aquila reale, che qui si vede volare alta con il falco pellegrino, il lanario, il corvo imperiale, il gracchio corallino, il picchio, il martin pescatore, il gabbiano corso…

La natura è stata modellata nell’ultimo mezzo milione di anni dagli elementi e dall’uomo, che non ha invaso distruggendo, come purtroppo è successo in troppi altri posti, ma che invece ha creato nicchie ecologiche, che si sono aggiunte alla già amplissima biodiversità e sono state sfruttate da quelle specie che l’uomo lo hanno accompagnato per secoli nei suoi spostamenti, nelle sue migrazioni, nel suo continuo divenire (un bel documentario della Rai, sui corridoi ecologici del Cilento, si può vedere qui ).

Proprio la coturnice, altrove specie minacciata e qui invece assolutamente presente, è un interessante esempio di come la sinergia uomo – natura nel Cilento sia un elemento indissolubile ed ancestrale. L’abitudine dei pastori di intervenire sulla natura creando praterie montane sulle vette, per pascolare ovini e bovini allo stato brado, ha permesso alla coturnice di sfruttare questo spazio come proprio habitat.

La conservazione della biodiversità si fonde quindi con attività economiche sostenibili: il sapore di carni e di formaggi che da quei pascoli provengono, poi, non può essere quantificato da nessuna regola di mercato.

Queste caratteristiche e questa peculiare ricchezza rendono il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano un luogo unico, la cui valenza non riguarda solo il Mediterraneo, ma è, appunto, Patrimonio dell’Umanità… un bellissimo patrimonio, che appartiene a chiunque voglia amarlo.

macchia mediterranea
macchia mediterranea (fotografia di Gisella Forte)

 

Pubblicato da cilentofortravellers

Dietro questo blog si nasconde la penna di Gisella Forte, scrittrice freelance, blogger per passione, "viaggiatrice d'occidente" con casa, amici e piante su varie sponde del Mediterraneo, cilentana doc innamorata ovunque delle sue radici e dei tramonti sul suo mare. Parlare di Cilento è atto dettato dalla volontà di divulgare, far conoscere, far fruire un territorio bellissimo e ancora quasi "sconosciuto".

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