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Un libro sul Circeo

TEMPO DI LETTURA: 5 minuti

LA MIA OASI, UNA VITA PER PUNTA ROSSA

La mia oasi è un libro di memorie che racconta una vita intera, legata a doppio nodo con quella di un posto: l’estremo, allora selvaggio ed inaccessibile, del Promontorio del Circeo.

Se amate il Circeo dovete leggerlo: ci troverete specchiato il vostro stesso amore, trasposto però in un mondo che ora non esiste più, da cui tutto parte, e di quell’amore, e del sogno raccontato che si realizza, noi siamo i figli.

Non è l’opera di uno scrittore e lo si nota, ma dice tanto, proprio quanto un libro che merita questo nome dovrebbe cercare di dire.

Alessandra Venuti Battaglia, l’autrice del libro, era una donna della Roma bene che aveva passato parte dell’infanzia tra San Felice Circeo e Terracina. Ci era tornata poi da adulta, negli anni ’20, ed aveva fatto di questo posto la sua oasi personale, che è diventata poi un’oasi da condividere con gli amici e con chiunque avesse voglia e bisogno di lasciarsi inondare dal sole caldo del Circeo.

All’epoca il Monte Circeo, escluso il centro storico di San Felice, era un posto inesplorato. Un sentiero stretto portava dal Faro alle Batterie. Era il sentiero della Torraccia, battuto dai soldati del Fortino nel ‘700 (il Forte Napoleonico delle Batterie) e da quelli che facevano da vedetta sulla Torre Moresca ancora più su.

I sanfeliciani, che storicamente temevano il mare come la peste, stavano ben lontani dalle zone selvagge di Quarto Caldo (il quarto del Monte Circeo esposto al sole e bagnato dal mare), dove raccoglievano timorosi le fascine per cucinare e riscaldarsi, stando bene attenti ad impadronirsi solo dei rami già caduti. Tutto il Promontorio del Circeo faceva parte dei possedimenti del Barone Aguet che usava il bastone con i popolani che osavano tagliare la legna dagli alberi o cacciare sulle sue terre.

Nessuno aveva esplorato per pura curiosità e piacere la profondità delle sue grotte, nessuno si tuffava nelle acque verdi dalle scogliere e prendeva il sole nelle calette bianche ed assolate.

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La prima a farlo fu questa donna, un po’ borghese e un po’ selvaggia, che era cresciuta praticando la pesca sportiva con il padre e la caccia nelle zone paludose della Selva di Terracina. Prima della Bonifica di Mussolini ci vivevano i lestraioli, popolazioni primitive che dormivano in capanne di rami nel bosco, allevando maiali selvatici e bufale, guidati dal Capataz, una sorta di capo tribù. Avevano quasi tutti la malaria ed i bambini la pancia gonfia ed il corpo magro.

Nel ’26 su una punta di creta rossa delle Batterie (che aveva soprannominato Punta Rossa) aveva costruito una casa prefabbricata che assomigliava ad una baracca, senza luce e senza acqua, con il tetto di lamiere. E da questa “casa di latta”, accessibile solo attraverso uno stretto sentiero lungo circa 3 km, aveva iniziato a bonificare il terreno, a crescere margherite ed a domare i ginepri. Con qualche carica di tritolo aveva esploso le rocce aguzze che limitavano l’accesso alla baia di sassi poco più sotto, creando la sua personale spiaggia paradisiaca.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il passaggio era interdetto e San Felice Circeo occupato da i tedeschi, si era rifugiata qui con la figlia e la cuoca, trovando un’oasi di pace lontana dalla guerra. Che però non era tanto lontana, perché i suoi echi arrivavano sotto forma di scatolette di cibo alla deriva provenienti dalle navi affondate e di corpi annegati che andavano ad incagliarsi tra le rocce del Circeo.

I panni si lavavano a Vasca Moresca, un ex abbeveratoio, o nelle cisterne romane, e si stendevano al sole nei prati. La pesca si faceva ancora con le bombe o con il fucile ed il mare era ricco di ricci (che ora sono quasi del tutto scomparsi) e di pesci. L’acqua arrivava dal paese sul groppone dell’asino Oreste e gli spaghetti si facevano a mano, sul tavolaccio di fronte al mare.

Il sogno di un’oasi meravigliosa è cresciuto nel tempo. E’ nata una strada al posto del sentiero e la casa di latta è diventata una casa vera, con un pozzo con l’acqua dolce. Nel tempo il sogno si è trasformato e senza un piano prestabilito, Punta Rossa è diventata un’oasi di bungalow in stile andaluso per offrire anche agli amici un posto al sole.

Negli anni 60 non è stato immune dalla febbre del mattone ed è diventato un hotel in piena regola, lo stesso che è oggi, un albergo che ha ospitato vip ed emiri e che però non è come gli altri hotel. Ogni stanza è diversa perché costruita con materiali recuperati e senza un piano. E nel giardino, che è il più bello della zona, ci sono ancora le piante rare che Alessandra aveva riportato dai suoi viaggi in Brasile ed in Africa e le figlie di quelle margherite, piantate con tanta fatica in un terreno roccioso arso dal sole.

Dove comprare La mia oasi:

Trovate qualche copia de La mia Oasi all’hotel Punta Rossa in reception.

Altre belle letture sul Circeo:

Le iene del Circeo e Camerata Neanderthal di Pennacchi.

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Aggiornato il

Pubblicato da Sara

Dal 2015 scrivo del Circeo e dei posti più belli della Provincia di Latina. Adoro la bicicletta, il trekking e le passeggiate in natura. Se volete innamorarvi del Circeo e dell'intera zona dell'Agro Pontino vi accompagno alla scoperta di posti segreti, di storie curiose e miti antichi, eccellenze gustose e panorami iconici! Dal 2021 sono Guida Ambientale Escursionistica, ai sensi della Legge 4/2013, iscritta al registro AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche).

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