Due settimane in Tanzania: PARTE 4/6

Se non hai letto la prima parte, dove spiego i “fondamentali” di un viaggio in Tanzania (perlomeno in base alla nostra esperienza), puoi trovarla QUI.

Qui ci sono i giorni 7 – 9, a questi link trovi invece le altre parti di itinerario:

Giorno 7 – 17 settembre (Stone Town, Prison Island, Nakupenda)

È il primo giorno che trascorriamo per intero a Zanzibar. La mattina ci incontriamo davanti al nostro hotel con la guida di Capitan Findus, che ci accompagna al porto dove assieme ad un altro gruppo di turisti italiani ci imbarchiamo per la nostra prima escursione sull’isola: direzione Prison Island e Nakupenda.

Prison Island viene utilizzata nel XIX secolo per ospitare schiavi “indisciplinati”, successivamente viene edificata una prigione durante il dominio inglese. Anche se la prigione non è mai stata utilizzata, da questa prende il nome l’isola. È una meta turistica importante, che si raggiunge in circa 30 minuti di navigazione da Stone Town. La guida ci racconta la storia dell’isola, ci fa visitare il carcere (nulla di eccezionale ma la vista è molto bella).

In acqua vediamo qualche stella marina, che purtroppo viene raccolta o toccata da qualcuno. È invece molto importante lasciare in pace questi animali, toglierli dall’acqua o toccarli può metterli seriamente in pericolo: qui viene spiegato chiaramente perché.

ci conduce a vedere le tartarughe giganti. Infatti l’isola ospita una colonia molto nutrita di tartarughe giganti, non originarie di Zanzibar ma, si pensa, dell’atollo di Aldabra. Non è ancora chiaro il motivo per cui sia stata insediata qui una colonia di questi splendidi animali (se per preservare la specie o semplicemente per “ornamento”) ma passiamo bellissimi momenti dando da mangiare e accarezzando gli esemplari. Sono enormi, la più vecchia ha circa 200 anni. Attenzione perché prese dalla foga di mangiare potrebbero azzannare qualche dito se la lattuga è alla fine.

Dopo l’esperienza di Prison Island riprendiamo l’imbarcazione e ci dirigiamo a Nakupenda. Si tratta di una lingua di sabbia che è possibile visitare solo in determinate ore della giornata e in condizioni di bassa marea. Quando il mare sale, la lingua viene interamente coperta e diventa “l’isola che non c’è”.

È una esperienza molto turistica (da quello che ho sentito vi sono altre lingue di sabbia meno famose ed affollate) però divertente: possiamo fare il bagno, poi rilassarci con gli altri del gruppo e pranzare sotto un tendone allestito dalla guida. Le guide arrostiscono su dei barbecue improvvisati una marea di prelibatezze: aragoste, cicale, polpi, gamberoni. Inoltre ci portano del riso e friggono patatine, calamari, il tutto accompagnato da bevande a piacimento; per finire tanta frutta.

Come mare e snorkeling nulla di eccezionale, anzi, nulla di paragonabile a quello che vedremo nei giorni successivi.

La sera ci addentriamo nelle vie di Stone Town per visitare qualche negozio locale e prendere qualche souvenir. I prezzi che ci propongono sono inizialmente molto alti, bisogna prendersi il proprio tempo per contrattare con i locali, con cui comunque si scherza e ride tantissimo. In generale meglio non comprare qui i souvenir ma negli altri punti dell’isola.

Facciamo un aperitivo da Livingstone Beach Restaurant gustandoci il tramonto direttamente in spiagga e a cena andiamo da Beyt Al Salaam che è vicino al nostro hotel. Cucina tipica locale, molto buona, spendiamo circa 23 $ a persona ma mangiamo parecchio. In particolare proviamo la zuppa di granchio servita dentro una noce di cocco: buona e scenografica!

Giorno 8 – 18 settembre

È il momento di un’altra escursione molto famosa a Zanzibar: la visita guidata della città di Stone Town e la visita alle piantagioni di spezie fuori dal centro abitato. Ci viene a prendere la nostra guida dell’associazione Capitan Findus e a piedi ci conduce in giro per il centro, raccontandoci la storia della città. Ci parla delle varie influenze che la città ha “subìto”, britanniche, portoghesi, arabe… la città è multietnica e questa storia poliedrica si può evincere osservando gli stili degli edifici. Ci addentriamo nei vicoli, visitiamo il forte arabo, passiamo davanti alla casa di Freddie Mercury e alla Casa delle Meraviglie.

Ma il pezzo forte arriva con la visita al Mercato di Darajani, che è una esplosione di colori, persone, spezie.

Nella parte principale del mercato, al chiuso, i pescatori mettono all’asta il pescato del giorno: c’è di tutto. Chi si accaparra le varia prelibatezze può poi metterle in vendita al proprio “banco” . È tutto una gran contrattazione!

La parte all’aperto del mercato è un intricato dedalo di bancarelle dove si possono acquistare frutta, spezie, souvenir e altro ancora.

Terminata questa visita ricca di odori e cultura locale, la nostra guida ci porta in auto a visitare le piantagioni di spezie. Qui ha luogo un gioco divertente: al turista viene data una “borsetta” fatta di foglie, dove può collezionare le spezie che prova durante il percorso. La guida prova a farci indovinare ogni volta di quale spezia si tratti, e risulta non essere banale perché molte non sono a noi note all’aspetto perché appena raccolte e dunque non nella forma lavorata che conosciamo. All’interno della piantagione troviamo cannella, noce moscata, pepe, vaniglia, zenzero, citronella, e tante altre ancora.

Alla fine della visita ci si ferma a riposare con delle frutta locale e la possibilità di acquistare spezie.

La nostra permanenza nell’area di Stone Town termina così: la nostra guida ci conduce a Nungwi dove proseguiamo la nostra splendida vacanza presso il Babalao Bungalows. Paghiamo 270,60 € per 3 notti con colazione (abbondante) inclusa, camera con bagno privato. Il posto ci piace tanto e decidiamo di pranzare qui, prima di andare a caccia di un nuovo cavo di ricarica iPhone (ne troviamo uno nel negozio di “elettronica” e sim nella piazzetta del villaggio), riposare e recarci in spiaggia (a due passi).

Il pomeriggio decidiamo di visitare la famosa spiaggia di Nungwi. C’è tantissima gente e conosciamo i famosi beach boys, questi ragazzi che ti “assaltano” per offrirti souvenir, escursioni, transfer. All’inizio ci spiazzano ma capiamo che è solo questione di imparare a gestirli: non serve essere scortesi e dopo un po’ smetteranno di darci troppa corda. Spesso le loro storie sono interessanti; noi ci intratteniamo con due signore che ci fanno un massaggio alla schiena e le treccine ai capelli; il tramonto è super, il mare non eccezionale.

Per cena andiamo al Baraka dove mangiamo direttamente in spiaggia: bellissima atmosfera, cucina tipica, spendiamo 35 € in due. Ci viene voglia di un gelato e lo prendiamo al Mama mia, di fronte al locale.

Giorno 9 – 19 settembre

Nuovo giorno, nuova escursione! Si parte verso l’atollo di Mnemba per fare snorkeling. Sono tantissime le guide che vi propongono questa escursione, ma noi abbiamo scelto i ragazzi di TGI Diving, perché ci sono sembrati molto più “strutturati”. E così è: a differenza di tutti gli altri turisti che fanno snorkeling all’atollo, siamo gli unici a cui viene data una muta (oltre alle pinne, in quanto già dotati di maschera e boccaglio) ed è ottimo perché in certi punti l’acqua è davvero fredda! Prezzo 60 $ a testa per tutta la giornata, prenotazione fatta via mail nelle settimane precedenti la partenza.

Partiamo da Nungwi a bordo del tipico dhow, facciamo amicizia con altri 3 turisti che fanno immersioni vere e proprie. Noi abbiamo invece la nostra guida che si tuffa assieme a noi per fare snorkeling e vedere la barriera corallina. A pranzo le guide ci danno abbondanti porzioni di pasta, frutta e bevande. Ci viene offerto anche un dolcetto tipico fritto, che ricorda alcune preparazioni dell’Italia meridionale.

Altra differenza che riscontriamo rispetto alle altre imbarcazioni di turisti: dopo la prima sessione di snorkeling del mattino, pranzano e vanno via. Noi rimaniamo e nel primo pomeriggio effettuiamo una seconda sessione assai più bella della prima (anche perché senza rischio di incontrare altre persone).

Dulcis in fundo: sulla via del ritorno, proprio prima di togliere le mute, un urlo squarcia l’aria: “Doooolphins!” La nostra guida ha avvistato una dozzina di delfini. Richiudiamo subito la muta e ci tuffiamo, nuotiamo in mezzo a loro, qui, nell’Oceano Indiano: è incredibile. I delfini non sembrano comunque apprezzare l’intrusione e dopo un po’ si immergono nelle profondità dell’oceano, per poi tornare a galla più avanti, concederci un’altra breve nuotata insieme, e risparire nuovamente.

Si rientra alla base: che giornata! Concludiamo cenando all’Istanbul, attirati dalla serata di festa con musica per ballare. È tuttavia forse il ristorante peggiore di tutta la vacanza (comunque non malvagio). Paghiamo 43 €.

Il resto dell’itinerario negli articoli successivi: